Con il suo stile insieme sobrio e deciso, il Presidente Mattarella ha inaugurato il suo secondo mandato di fronte alle Camere riunite con un discorso chiaro e preciso, dove ha evidenziato le più grandi sfide che il Paese è chiamato ad affrontare nei giorni a venire.
Tutela della salute, promozione dell’economia, esigenze di maggiore giustizia sociale nel rispetto dei valori fondamentali della Costituzione sono stati al centro del suo discorso, insieme alla riconferma delle tradizionali alleanze del nostro Paese in un contesto di promozione della pace contro ogni disegno egemonico e violento.
È stata ugualmente importante la rivendicazione della scelta di far nascere il Governo presieduto da Mario Draghi e l’auspicio che esso possa continuare il suo lavoro nella fase più delicata della realizzazione delle riforme richieste dal PNRR per una ricostruzione economica e sociale del nostro Paese che sia giusta ed equa.
Facendo eco alle preoccupazioni di molti, il Presidente ha ricordato la necessità di riforme adeguate che favoriscano la partecipazione dei cittadini, che permettano di assumere decisioni in tempi rapidi secondo quanto richiede la situazione attuale, che valorizzino il ruolo dei partiti in stretta correlazione con le forze della società civile, anche perché, come ha detto con molta finezza, il cittadino che si trova abbandonato dai partiti e dalle forze intermedie si trova non più libero ma più solo. La serietà e l’adeguatezza della classe politica si misureranno essenzialmente su questo.
Molto severe le parole sulla magistratura, sull’esigenza di una seria riforma del CSM oltre le brutture del correntismo, ricordando la necessaria responsabilità dei giudici nel momento in cui hanno in mano la libertà, i beni e l’onore dei cittadini.
Le parole di riconoscenza a papa Francesco si inseriscono nella tradizione di collaborazione fra la Chiesa e lo Stato che è inscritta nella nostra tradizione, al di fuori di ogni degenerazione clericale o laicista.
Allo stesso modo le parole sulla scuola, sull’università, sulle politiche del lavoro, sulla questione femminile e su quella giovanile rappresentano un messaggio non scontato volto a promuovere la “pari dignità sociale come base per uno sviluppo giusto ed effettivo” contro le “disuguaglianze sociali che sono un freno alla crescita” e puntando ad “azzerare le morti sul lavoro che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi”.
Le ACLI si riconoscono nelle alte e nobili parole del Presidente, e sperano che tutte le forze politiche e sociali le facciano proprie e sappiano fare, secondo il suo auspicio, della lotta alle disuguaglianze e alle povertà l’asse portante delle politiche pubbliche.