Giornata mondiale dei Diritti dell’infanzia, Acli: “l’intera comunità garantisca le opportunità di crescita dei bambini”

Si festeggia il 20 novembre la Giornata mondiale dei Diritti dei bambini, nel giorno in cui l’Assemblea generale dell’ONU adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959), seguita nel 1989 dalla Convenzione riguardante lo stesso tema. Un’occasione per fare il punto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese e nel mondo. Una finestra sul nostro futuro e sulle speranze che dobbiamo concretamente coltivare.

Che i bambini e i minori siano titolari di diritti è una conquista della modernità, ma che questi diritti siano di fatto esigibili è problema aperto, che interpella gli adulti, la società, l’intera comunità educante. Come dice un proverbio africano, “per crescere un bambino serve un intero villaggio”. Nello spazio della famiglia e in quello della società, infatti, si decidono le opportunità di crescita dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi. Tra casa e villaggio, per usare questa immagine, può fiorire il loro futuro, o al contrario spegnersi la loro riserva di talenti, capacità, aspirazioni.

Le ricerche e i dati in questo campo non ci possono lasciare tranquilli. Povertà, fame, guerre sono le più gravi minacce alla vita stessa dei bambini e dei minori, le prime vittime innocenti di vicende di cui non hanno nessuna colpa o controllo. Una spina che deve agitare le coscienze, come ammonisce spesso con toni accorati Papa Francesco.

Per restare al quadro italiano, i dati ISTAT ci dicono che la povertà assoluta colpisce i minori in misura quasi doppia rispetto agli adulti, in termini assoluti parliamo di oltre 1 milione e 380.000 bambini, con maggiore incidenza al SUD e nelle città metropolitane. Una vera e propria ingiustizia generazionale che si somma alla disparità territoriale. Aggiungiamo che le famiglie con minori sono le più colpite dalla povertà, con effetti moltiplicatori sull’intero contesto sociale. Ciò si ripercuote anche sul fenomeno della denatalità, i cui effetti di lungo termine possono comportare non solo problemi di sostenibilità del nostro sistema di welfare, ma perfino un rischio di estinzione dell’infanzia nel nostro Paese. Un’eclisse del futuro.

La povertà si manifesta sempre più spesso come impoverimento, sia per le famiglie che per i bambini: un fenomeno che la crisi pandemica ha accentuato, riducendo ulteriormente le opportunità di sussistenza, emancipazione dal bisogno, percorsi di istruzione e formazione regolari e di successo. Quando si parla di povertà educativa usiamo un termine che coinvolge, insieme, famiglie e  minori, le risorse delle prime e le reali opportunità di crescita dei secondi. Dietro i fenomeni di abbandono e di dispersione scolastica ci sono famiglie che non ce la fanno ad assicurare un sostegno e un accompagnamento ai loro figli, per disagio economico e/o ambientale, e minori che vengono inghiottiti da una invisibilità sociale, che spesso segnerà le loro vite. Un grande spreco di possibilità che danneggia tutta la società. Per questo insistiamo per un potenziamento e implementazione  dell’Assegno Unico Familiare  e per la attuazione del Family Act, come  strumenti di contrasto alla povertà delle famiglie e delle giovani generazioni.

Bisogna supportare le famiglie per garantire i diritti dei bambini e dei minori ad una vita piena e dignitosa: alla salute, ad una crescita personale armonica, a ereditare un pianeta equilibrato e sostenibile. Il “villaggio” è ormai globale e interdipendente.  La crisi climatica coinvolge tutti, ma impatta sul futuro dei bambini con una gravità di conseguenze che possiamo immaginare e che abbiamo il dovere di evitare, o almeno contenere.

La crisi della guerra ha innescato una crisi alimentare che ha esiti drammatici nei Paesi poveri, ma che dovunque, anche da noi, rischia di far conoscere una penuria di beni fondamentali, che sembrava risparmiare le generazioni più giovani, se mai vittime di uno sfrenato consumismo.

Figli e figlie di profughi delle guerre, sradicati dalle terre della fame e della povertà, ma anche – nella parte del mondo più fortunata- minori in balia di nuove dipendenze e nuovi disagi (pensiamo solo alla crescita dei disturbi alimentari), privi di quella speranza di futuro che nasce dalla mobilità e dalla spinta dell’ascensore sociale,  i bambini e le bambine di oggi ci chiedono di vederli anzitutto come cittadini di pieno diritto nel presente, e le famiglie ci chiedono di essere riconosciute vere e proprie officine di futuro

In questo modo, è compito di tutti – attori pubblici e privati, enti locali e associazioni, politica e istituzioni- far fiorire  capacità, talenti, sogni, che saranno la realtà degli uomini e delle donne di domani.

Lidia Borzì
 
Membro Presidenza nazionale Acli con delega alla famiglia e agli stili di vita