La Giornata internazionale delle migrazioni, a ventitrè anni dalla sua istituzione, oggi diventa occasione di riaffermare l’impegno delle Acli per una piena e concreta inclusione sociale tra le persone tutte, capace di superare diseguaglianze e fratture tra Sud e Nord del mondo senza smettere di tutelare chi migra e lascia il proprio Paese alla ricerca di una vita migliore
Il 18 dicembre 2000, l’Onu istituì la giornata mondiale delle migrazioni, di tutte le migrazioni e di tutti i migranti; liberi e forzati, qualunque fosse o sia stata o sia la ragione che li hanno indotti a separarsi dalla residenza di origine.
Nel 1970 la mobilità interessava 84 milioni di persone ma negli ultimi 50 anni il numero dei migranti internazionali è aumentato notevolmente superando ogni ponderabile stima.
Il Rapporto Caritas e Fondazione Migrantes fissa oggi a 281 milioni i migranti internazionali, il 3,6% della popolazione mondiale, in netta crescita rispetto all’anno pre-pandemico 2019 (272 milioni). E di questi quasi due terzi emigrano per lavoro . Il resto lo fa per motivazioni climatiche legate al Land grabbing e al Global Warming ma sull’abbandono del proprio Paese d’origine influiscono anche i conflitti armati e le guerre.
Si migra, dunque, per tante ragioni ed in tanti lo fanno in maniera sicura e legale ma resta altissimo e inaccettabile, il numero di persone che rimangono vittime di viaggi che soprattutto dal sud a nord del mondo hanno come destinazione la speranza di una vita migliore.
Sono numeri che ben dicono della deriva umana in termini di solidarietà, giustizia e pace che segna questo secolo e che stridono – in un mondo globalizzato – con le regole del mercato, dove merci e servizi si spostano senza alcun limite e pericoli, mentre migliaia di persone incontrano limitazioni giuridiche e fisiche che spesso producono violazioni delle libertà, diritti e dignità e che non di rado chiedono il prezzo terribile della vita.
I diritti dei migranti sono diritti umani e come tali devono essere rispettati senza discriminazioni e indipendentemente dal fatto che il loro migrare sia forzato, volontario o formalmente autorizzato.
La vera notizia è che le migrazioni, la mobilità anche forzata delle persone, non finirà mai, ma è da annoverare tra il fenomeno sempre più ampio, diffuso e frequente del futuro. Non c’è opinione politica o pregiudizio ideologico che tenga; non è più una crisi, nè un fenomeno ingestibile (ce lo dicono i numeri) di certo è irreversibile ma richiede uno sforzo culturale, una comprensione ampia ed un approccio multidimensionale della sua gestione che porterebbe benefici sociali, economici, demografici e politici per chi accoglie e chi arriva.
In questo giorno, in cui bisogna superare la mera commemorazione, chiediamo all’Europa nel rispetto dei suoi valori identitari e costitutivi, un impegno comune e straordinario che non rubrichi il tema migrazioni sotto la voce emergenza ed ordine pubblico. L’ Europa non nasce fortezza, ma comunità che accoglie, include e promuove diritti e dignità.
Come Acli riteniamo sia necessario rendere le migrazioni possibili e legali, con canali dedicati, concordati con i paesi di partenza, attraverso meccanismi di selezione sulla base delle capacità professionali, del titolo di studio e della conoscenza della lingua, magari con precisi accordi di rimpatrio; questo consentirebbe di offrire una via alternativa ai migranti, più sicura e garantita.
Riaprire canali controllati di ingresso è necessario tanto per loro (ci sarebbero meno morti e più speranze) quanto per noi, che almeno sapremmo chi viene e dove va, invece di perdere il controllo di un’immigrazione irregolare tra i cui effetti c’è l’aumento del numero di minori non accompagnati, l’abbassarsi del livello di istruzione dei migranti, il crescere dell’insicurezza tra i cittadini, ma anche il moltiplicarsi dei guadagni di pericolose mafie transnazionali che poi reinvestono nelle economie legali dei loro e dei nostri paesi, inquinandole.
Anche i corridoi umanitari – che sono un modello, non la soluzione definitiva – uniscono al dovere prioritario di accogliere le persone bisognose di protezione, l’obiettivo, altrettanto necessario, di promuovere processi di inclusione sociale nei territori/comunità dei cittadini stranieri presenti in Italia: ottenere tale risultato, infatti, significherebbe innanzitutto diminuire le probabilità di conflitto sociale e offrire opportunità di benessere all’intera collettività.
Gli esseri umani sono tutti uguali indipendentemente da dove nascono, non esiste una “parte giusta” e una “sbagliata” del mondo, ma dobbiamo allearci e lavorare insieme affinché tutte e tutti nascano in un mondo dove i diritti umani sono salvaguardati, rispettati e uguali per tutte le persone.
Alla vigilia del Santo Natale, in cui facciamo memoria della nascita di Gesù bambino, resa possibile da una migrazione forzata di Maria e Giuseppe, ci appare importante tra le tante diseguaglianze e restrizioni alle libertà dei migranti, riportare al centro delle politiche di gestione dei flussi migratori, i diritti dell’infanzia.
”Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”