“Servono riforme strutturali su fisco e pensioni, basta con provvedimenti spot, fatti per di più a debito”. Così Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale Acli, ha commentato il primo testo della Legge Finanziaria presentato dal Governo. “Abbiamo letto le diverse bozze e poi il testo approvato dal Cdm e ci sembra davvero che manchi un’idea di Paese, un piano per il futuro. – continua Manfredonia – Oltre a mancare i fondi per il sociale, per i Comuni, per gli anziani non autosufficienti e per tante famiglie in povertà assoluta anche norme che vanno nella giusta direzione, come il taglio del cuneo contributivo, vengono finanziate con più debito per lo Stato, che rischia di tradursi, soprattutto per i più giovani, in un aumento degli anni di lavoro per poter arrivare ad una pensione dignitosa.
“In una situazione in cui il potere d’acquisto dei redditi da lavoro è in calo, a causa dell’inflazione, ma soprattutto dello stallo trentennale degli stipendi e ancora di più a causa di salari e compensi da soglia di povertà praticati da molte aziende, magari col ricorso a contratti collettivi pirata, – ha aggiunto il Vicepresidente nazionale, Stefano Tassinari – sarebbe meno costoso, molto più vantaggioso e certamente strutturale per lavoratrici e lavoratori varare il salario minimo prescritto dal Pilastro europeo dei diritti sociali. L’Europa impone di farlo, si può scegliere se per legge o in altro modo, ma va fatto, meglio se varando quell’ Indice nazionale di misurazione dell’esistenza libera e dignitosa (soglia minima che la Costituzione chiede ad ogni reddito da lavoro di garantire) che come ACLI proponiamo da tempo.
“Quest’indice sbloccherebbe anche i contratti collettivi non rinnovati, per oltre il 50% di lavoratori, – ha continuato Tassinari – perché li obbligherebbe ad un adeguamento reale all’inflazione. Nel complesso inciderebbe positivamente sulla crescita che oggi è frenata anche da un sistema economico nel quale la concorrenza è giocata in modo selvaggio, puntando al massimo ribasso dei costi e della qualità, a danno di tante aziende serie che scelgono la competizione sana, fatta di qualità del lavoro e innovazione. A questo si deve la carente e bassa qualità dei servizi pubblici denunciata oggi dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nella sua relazione alla Giornata Mondiale del Risparmio organizzata dall’ACRI”.