Oggi a Roma si è aperta la decima edizione di Sabir, il festival che negli ultimi anni ha raccontato e analizzato il fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo, diventando un punto di incontro per riflettere sui diritti umani e sulla giustizia sociale in Europa e nel mondo.
Durante l’incontro di inaugurazione, i rappresentanti di associazioni e organizzazioni del Terzo Settore hanno ripercorso questi dieci anni attraverso le parole che hanno segnato il dibattito pubblico e la vita di migliaia di persone: da Mare Nostrum a emergenza, da esternalizzazione ad accoglienza, da porto sicuro a frontiere, da sfruttamento lavorativo a Cutro e cittadinanza.
Gianluca Mastrovito, responsabile Migrazioni delle Acli, è partito dalla parola ‘opportunità’ per sottolineare l’importanza di diffondere una nuova visione che valorizzi le migrazioni come una risorsa. “Il fenomeno migratorio in Italia e in Unione Europea è stato sempre affrontato con approcci difensivi, securitari, emergenziali e riparativi. Eppure, è un fenomeno irreversibile. Oggi emigrano 281 milioni di persone. È tempo di cambiare il racconto sulle migrazioni. Dal punto di vista economico e fiscale, più di due milioni e mezzo di immigrati lavorano regolarmente in Italia, producendo 150 miliardi di ricchezza, pari al 9% del PIL, e contribuendo con oltre 7 miliardi di IRPEF. Inoltre, versano contributi previdenziali per 11 miliardi, che consentono di pagare 600.000 pensioni agli italiani”, ha dichiarato Mastrovito.
Antonio Russo, vicepresidente delle Acli, ha riflettuto sul ruolo che il Festival ha avuto nel corso degli anni: “Sabir non ha rappresentato solo un’analisi sullo stato delle migrazioni, ma anche una voce di dissenso contro la sordità della politica che ha prodotto un arretramento dei diritti. Siamo stati quelli che hanno contestato le norme ingiuste e non siamo rimasti fermi. L’Europa e l’Italia non hanno fatto altro che esternalizzare. Forse qualcuno un giorno ci dirà che anche il mare può essere esternalizzato come abbiamo fatto con le frontiere. Nel nome della sicurezza nel corso di questi 10 anni sono morte 28mila persone nel Mediterraneo. Eppure noi non ne usciamo sconfitti. Credo che ne esca sconfitta la politica, quella che criminalizza ogni forma di solidarietà”.
Russo ha concluso sottolineando che, nonostante le difficoltà, Sabir ha mantenuto viva la speranza: “Crediamo che insieme alla fragilità e alla povertà di chi emigra in cerca di una vita migliore, spesso emigra anche il genio, la grandezza, la saggezza di ogni essere umano. Riteniamo che qualunque essere umano, da qualunque posto provenga, sia il seme della speranza mai spenta della convivenza e della pace nel mondo. Crediamo nel diritto di esistere prima di tutto. La pace si costruisce ogni giorno attraverso una cultura di pace, attraverso politiche di pace. Tutto questo non sta succedendo. Sabir è stato il luogo in cui difendere i diritti umani e l’accoglienza dei popoli”.
Nato nel 2014, ad un anno dalla strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, il Festival Sabir è promosso da Arci, Caritas Italiana, ACLI e CGIL, in collaborazione con numerose associazioni tra cui Asgi, Carta di Roma, Ucca, Arcs, A Buon Diritto, Unire, Altreconomia, e con il patrocinio del Comune di Roma, Università di Roma Tre, Rai per la Sostenibilità Esg, e la media partnership di TGR Lazio, Rai Radio 3 e l’Agenzia Dire.
Dal 10 ottobre fino a domenica 13 ottobre, alla Città dell’Altra Economia a Roma, sarà possibile partecipare a incontri, formazioni, seminari e convegni internazionali, con la partecipazione di oltre 60 reti associative e movimenti e centinaia di attivisti, provenienti da Paesi come Libano, Palestina, Tunisia e molte nazioni europee.
Il programma completo sul sito: https://www.festivalsabir.it/.