Francesca Maletti è la vice presidente delle Acli dell’Emilia Romagna e da qualche giorno è anche una nuova consigliera regionale, che effetto le fa?
Quando ho visto i risultati mi sono davvero emozionata. In primo luogo perché i cittadini emiliano – romagnoli hanno scelto con convinzione una precisa idea di essere comunità, di amministrazione e di impegno. Questo in barba a tutti i sondaggi che circolavano nelle settimane precedenti. Poi perché è stato evidente come la famosa “bestia” di Salvini sia stata finalmente domata. Da Stefano Bonaccini in primis, che ha dimostrato di essere un ottimo amministratore e una risorsa per la politica italiana, anche e soprattutto da quei cittadini e candidati che si sono voluti incontrare, discutendo e approfondendo, non soltanto attraverso una pagina Facebook. E guardate, questo non significa che la comunicazione, i social non servono, anzi, hanno il ruolo di amplificare idee e messaggi concreti, non di sostituirli in nome di facili demagogie e orribili citofonate. Per quanto riguarda la mia elezione, beh, ho sentito tanto affetto ma anche tante aspettative intorno a me in questa campagna elettorale, persone che chiedevano mi facessi carico di portare in Regione l’esperienza maturata nelle Acli e nei miei diversi anni di impegno come ex Assessore alle Politiche Sociali, sanitarie e abitative del Comune di Modena. Ora è il momento di dimostrare che la loro fiducia è stata ben riposta.
Com’è nata l’idea della candidatura?
Sarebbe facile rispondere “me lo hanno chiesto”. È la frase più gettonata davanti a questa domanda, ci hai fatto caso? Credo che però questa sia un’affermazione facile e il più delle volte poco rispettosa dei cittadini. Quindi sarò sincera: l’ho voluta e ci ho creduto fortemente. Certo, l’appoggio del Sindaco di Modena Muzzarelli, di migliaia di cittadine e cittadini, delle Acli sono state fondamentali per affrontare con serenità la candidatura. Ma se non avessi ben chiaro quali sono i plus che posso portare in Assemblea legislativa, in Regione e ai cittadini non sarei “La Maletti”, almeno quella che avete imparato a conoscere in decenni di Acli. Ci sono buone pratiche che Modena può esportare in tutta la Regione e ci sono innovazioni e strumenti che possono, devono essere utilizzati per i nostri cittadini e associazioni.
Il mondo dell’associazionismo è ancora un motore per la regione?
Lo è, lo è stato e lo sarà sempre. È indubbio però che occorre che l’associazionismo e la Regione diano rapidamente risposte nuove a bisogni nuovi, collaborando insieme agli enti locali nella fase di progettazione delle normative. In merito a questo Stefano ha proposto un patto vero con i sindaci e i territori e ho molta fiducia in questo, perché senza legami solidi con la periferia non esiste un centro che possa progettare in modo verticale. Le associazioni devono essere motore portante e fucina di idee di questo patto. Penso ad esempio al tema delle famiglie, che sono il fulcro della classe media, e che chiedono sostegno e un maggior aiuto nella conciliazione dei tempi. Alla necessità di tante donne che lavorano di poter far accedere i propri figli a centri estivi da giugno a settembre o nei centri invernali durante le festività natalizie. Questo porterebbe all’emersione dal lavoro nero delle figure professionali impiegate, alla professionalizzazione delle strutture che offrono servizi, alla riduzione del carico sulle reti familiari, e alla riduzione delle spese per affidare a terzi la gestione dei bimbi. Per fare questo occorre rivedere il piano di “accreditamento” regionale (così come chiesto da tanti sindaci) che ha imposto criteri molto rigidi, portando all’autoesclusione di molti operatori, specie in ambito parrocchiale. E guardate non è una critica, è un’opportunità per fare meglio.
Su cosa punterà in questo mandato?
È tempo di un Piano Casa regionale che affronti in modo nuovo e coordinato, da Piacenza a Rimini, il tema del diritto alla casa, che è il primo dei diritti che genera sicurezza e dignità. È chiaro che le politiche Erp con gli oltre 57.000 alloggi su tutto il territorio rappresentano una conquista sociale, è però altrettanto innegabile che il bisogno di alloggi specie per le giovani coppie (alle prese con la precarietà del lavoro) sia in forte aumento e che il patrimonio Erp esistente – guardando al medio-lungo periodo – non riesca a garantire l’accesso diffuso al bene casa. Modena offre con l’Agenzia Casa un esempio che permette da anni di fornire risposte a chi cerca una casa e al tempo stesso garanzie e vantaggi fiscali a chi mette a disposizione il suo alloggio per il circuito degli affitti a prezzo calmierato. Sono orgogliosa di poter dire che grazie all’Agenzia Casa, che come assessore comunale ho fortemente voluto, nel nostro capoluogo sono state oltre 3.300 le persone che hanno potuto beneficiare di un alloggio con questa formula. Anche questa esperienza si può innovare: ad esempio attraverso un piano di incentivazione alla rigenerazione/ristrutturazione degli alloggi per chi aderisce all’Agenzia Casa del proprio Distretto/Comune capoluogo. I vantaggi sono innumerevoli: utilizzo dei locali sfitti, riduzione del consumo di suolo, rapidità degli inserimenti, ripopolamento dei centri storici e rigenerazione urbana.
Secondo lei qual è stato il momento in cui Bonaccini l’ha vinta e perché. Conosco Stefano ormai da molti anni, da quando siamo stati colleghi di Giunta a Modena. Credo abbia vinto queste elezioni dal momento esatto in cui ha scelto di mantener fede al suo stile di amministratore concreto, pacato, sicuro delle sue parole e delle sue idee, tanto dal non voler mai scendere ai bassi livelli in cui tentavano di tirarlo gli avversari. Un Presidente che ha portato la disoccupazione al 5% è un bravo Presidente. Aver la consapevolezza che quello non è un traguardo, ma un nuovo punto di partenza è quello che ti rende un ottimo amministratore. Stefano è entrambi.
Esiste ancora un modello Emilia Romagna? Faccio parte di quella schiera di amministratori che non ama sentir parlare di “modello Emilia – Romagna”. Perché dà l’idea di qualcosa sì buono, ma anche fermo, immutabile. La nostra forza è invece quella di saper inventare e reinventare, di innovare, di non sederci sugli allori. Se questo è il modello Emilia-Romagna è un modello in continuo movimento, come la sua gente.
In Emilia Romagna la legge sulla doppia preferenza ha dato i suoi frutti, visto il numero di donne elette…Un uomo che stimo molto e che mi ha sostenuta in questa campagna mi ha detto tra il serio e il faceto che se le donne votassero le donne la doppia preferenza sarebbe inutile. Ho sostenuto con convinzione e credo ancora oggi nel valore della doppia preferenza, ma come tutte le mie colleghe mi impegno e impegnerò ogni giorno perché diventi totalmente inutile.