Dal 10 marzo 2020 è ufficialmente iniziata la mia quarantena.
Ho vissuto i primissimi periodi in una sorta di limbo, in maniera del tutto surreale, non ci potevo credere proprio per il comunissimo pensiero che pressapoco ci accomuna tutti ovvero il “a noi non può accadere, sono cose da film”.
Trascorrendo le settimane e ascoltando con ansia le notizie, documentandomi e cercando di capirne di più, è subentrato lo sconforto e di conseguenza la paura.
Paura per la mia famiglia, i miei amati nipoti, il mio compagno, costretto per lavoro a stare a stretto con tanto con il virus, e paura per me stessa.
Ho rispettato dal primo giorno in maniera minuziosa tutte le regole basilari, permettendomi anche sui social di postare le condotte più idonee da mettere in pratica sentendomi più che mai parte di una comunità che in questo momento soffre e vive nel terrore.
Le mie giornate trascorrono ritagliandomi tanti spazi tutti miei, buttandomi a capo fitto nel mio passatempo preferito, la lettura, dandomi la possibilità di accostarmi anche a scrittori che avevo in mente da tempo di leggere con più attenzione, ma che avevo sempre rimandato per una questione di “tempo”.
Mi sono interessata in modo continuativo alla conoscenza delle opere d’arte che ho sempre apprezzato e pochissimo coltivato negli anni, e mi sono avvicinata alla pratica meditativa, per aiutarmi a sviluppare quella pace interiore e quella serenità che la pandemia ha leso.
Tanti balconi si sono preparati a festa, si sono dati appuntamento per sentirsi meno soli intonando le stesse canzoni.
Ammiro molto la forza dei più piccoli che si sono fatti guidare dalla fiducia delle parole di conforto dei loro genitori, e questi eroi genitori che si sono dovuti mostrare almeno all’apparenza, più forti di tutto il resto, inventandosi giochi, canzoni e storie per rendere meno preoccupante il quotidiano diventato così “strano”.
Quando accadono catastrofi così grandi, lette solo sui libri di storia, ti attacchi di più alla tua vita e pretendi ancora di più il meglio per te stessa e per chi ami.
Mi sono sentita in colpa verso me stessa per avere accantonato idee e progetti che custodivo gelosamente, sempre a causa della corsa contro il tempo: se sto lavorando sono impegnata, se sono libera devo uscire…
Adesso sono libera, sono stata costretta ad esserlo, ma sono libera. Mi rendo conto che si tratta di un ossimoro, perché non si può parlare di libertà senza che sia stata scelta spontaneamente.
Voglio ritornare sul campo più determinata di prima, mettendomi più alla prova e non cercando mai di dimenticare quello che mi e ci è successo.
Le generazioni future lo dovranno sapere quello che ci è accaduto, tutte quelle povere persone morte a causa di questo virus che non ha risparmiato nessuno, nemmeno i giovanissimi, gli stati di indigenza in cui molte famiglie si sono ritrovate a vivere, andandosi a coricare la sera senza sapere cosa inventarsi il giorno dopo per riuscire a garantire in tavola almeno un pasto essenziale.
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