Scompare con Ruggero Orfei una delle più significative figure di intellettuale organico del movimento cattolico italiano, la cui presenza si è irradiata in modo significativo per almeno quattro decenni.
Laureato in Filosofia all’Università cattolica con Gustavo Bontadini, a lungo bibliotecario dello stesso Ateneo, venne scelto insieme a Piero Pratesi per assumere la direzione di “Settegiorni”, l’innovativa rivista voluta da Carlo Donat Cattin, che divenne rapidamente, nei suoi sette anni di vita, un punto di riferimento ineludibile per le giovani generazioni cattoliche dell’epoca immediatamente postconciliare, per i militanti delle Acli, della Cisl e della sinistra Dc alla ricerca di nuove strade d’impegno che rompessero la dialettica pietrificata della Guerra fredda.
Finita quell’avventura, Orfei si avvicinò alle Acli su invito di Domenico Rosati, che lo fece entrare in Presidenza nazionale come Responsabile dell’area Studi e poi di quella Internazionale. Sua fu l’intuizione del passaggio ad una nuova fase della riflessione sul lavoro in epoca di transizione postfordista. Sua fu anche la riflessione sulla pace come sviluppo dei popoli sulla scia della Populorum progressio negli anni delle grandi mobilitazioni contro gli arsenali nucleari ed i mercanti di morte.
Nello stesso tempo Orfei ebbe un ruolo decisivo nella Democrazia Cristiana durante la Segreteria De Mita sia come consigliere politico sia come responsabile del settore culturale, cercando di ridefinire l’ispirazione cristiana del partito in una dialettica spesso difficile fra secolarismo ed integrismo.
Anche negli ultimi decenni anni non è mai venuta meno la sua inesausta attività di ricercatore e pubblicista, e ancora nell’autunno del 2020 mandò alle Acli una densa riflessione sull’enciclica Fratelli tutti.
Il suo ricordo rimarrà a lungo nella memoria degli aclisti, che si uniscono alla sua famiglia nel cordoglio e nella preghiera.