Continua la riflessione di Luca sulla questione dell’essere pronti alla venuta del Signore.
Ai suoi discepoli Gesù dice di non temere, perché hanno ricevuto il dono più grande che ci possa essere: il regno di Dio, cioè la presenza vivificante del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Nulla potrà opporsi o sopraffare Dio, altrimenti egli non è il Signore creatore e salvatore.
Gesù invita i suoi discepoli a discernere in modo preciso verso dove rivolgere il proprio cuore: non al denaro, ma alle relazioni con i poveri, che sono quelli che, amati in modo preferenziale dal Signore, ci accoglieranno con lui in cielo. Dare in elemosina ciò che si possiede vuol dire farsi degli amici tra i poveri, amare coloro che sono amati dal Signore.
Gesù continua il suo discorso avvertendoci di essere pronti alla venuta del Signore, cioè di avere una condotta irreprensibile e poter quindi accoglierlo con animo sereno e in pace, pronti a fare festa a colui che si attende con gioia e non con il timore del castigo.
Infatti il Signore si farà nostro servo se ci faremo trovare svegli, vigilanti sul nostro cuore che inclina all’egoismo, ma che per Gesù deve farsi servo dei fratelli, come ha fatto lui stesso. Ecco la vigilanza che diventa operosità per il bene comune, per il rispetto delle leggi, per l’accoglienza degli stranieri, per la vicinanza a chi soffre nel corpo e nel disorientamento della società moderna, ecc.
Pietro, facendosi ancora una volta portavoce dei Dodici, chiede se quanto dice Gesù è solo per loro o per tutti.
Gesù prosegue con un’altra parabola, che richiede la nostra sapienza per comprenderla.
Se l’amministratore si comporta bene, il padrone, al suo ritorno, lo premierà con una maggiore responsabilità, in cui si era già distinto facendo gli interessi del padrone e non i propri. Se invece l’amministratore pensasse di poter usare dei beni del padrone per sé, per goderne con smodatezza, spadroneggiando sui suoi compagni di servizio, allora il Signore gli toglierà anche quello che gli è stato affidato.
Gesù poi sottolinea che non è la conoscenza o non conoscenza della volontà del Signore che fa la differenza, ma è l’agire conforme alla sua volontà, che è una volontà di cura della vita, di giustizia e di amore misericordioso.
A tutti è chiesto di far vivere quanto gli è stato dato, ma a chi è stato affidato un compito particolare, ha una maggiore responsabilità e dovrà risponderne in modo più consistente.
7 agosto 2016 – XIX Domenica tempo ordinario – Anno C
Luca 12,32-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
32 «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
33 Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34 Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35 Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36 siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
39 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
41 Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
42 Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44 Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
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