Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5, 13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: [Ritorno a capo del testo]«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Fuor di metafora
A cura di don Davide Carbonaro, assistente spirituale delle Acli di Roma
Gesù è stretto intorno alla gente. Accanto, un drappello di amici scelti, che camminano con lui, misterioso falegname che si è improvvisato pescatore. Dopo l’invito a lasciare le reti e a prendersi in carico la Vita, egli non solo rivela se stesso, come figlio e come fonte della felicità, ma dice chi è l’autentico discepolo. Ha gli occhi ed il cuore del Maestro, mai distolti dal Padre suo e da quell’umanità affranta ed oppressa dal male. Come il Maestro, il discepolo, non ha tempo per sé, se non quello che condivide con il suo prossimo, donando non solo cose, ma se stesso. Un’azione medicinale quella che Gesù compie, attraverso la novità della parola e del gesto, all’inizio del suo ministero messianico. Egli è venuto a guarire ciò che il cuore inquieto non riesce a vedere. Già Isaia aveva segnalato la forza sanante della prossimità. Quando ti metterai accanto, quando accoglierai l’altro come te stesso, quando spezzerai il pane, quando amerai senza ricevere in contraccambio, allora sarà guarita “la ferita del tuo cuore”. Quel “vuoto” di te che non riesci a riempire, giungerà a pienezza quando farai spazio all’Altro. Il Vangelo è intriso della quotidianità che Gesù intravede nel mondo del lavoro. È nella ferialità dei giorni a volte tutti uguali, che sorge la novità della vicinanza di Dio. Allora, si rende evidente nel Vangelo, l’indicativo chiaro e senza mezze misure, che Gesù applica a coloro che lo seguono ieri e oggi: “Voi siete il sale, voi siete la luce della terra”. Due immagini chieste in prestito alla vita di ogni giorno. Quante volte Gesù ha visto la mamma, Maria, accendere la luce del sabato e porla in alto, per illuminare tutti quelli di casa. O passeggiando per le strade di Magdala, ha scorto i pescatori salare il pesce, perché si conservi nella sua fragranza. Matafore del quotidiano vivere, che diventano segno per dire il Vangelo nella vita. Tu sei già luce, i tuoi tratti brillano della bellezza divina che è disegnata in te. Non puoi tenere nascosta dentro di te la forza e la trasparenza del dono che hai ricevuto. Sei chiamato a brillare, per far venire alla luce chi è ancora prigioniero delle tenebre. Tu sei già sale, perché in te è custodita la sapienza della Parola viva che è potenza di Dio. Tu sei intriso del dono dello Spirito che è libertà. Chiamato a perderti, perché chi è intorno a te, acquisti il sapore della vita buona e bella. Intramontabile forza del cristiano, inesauribile sorgente dell’amore che si posa come la luce su ciò che non ha forma, per darle vita. Luce e sale sono indispensabili, come deve esserlo ancora oggi nel mondo l’autentico discepolo di Gesù.