Dal vangelo secondo Luca Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Mostrare coraggio
A cura di don Claudio Visconti, collaboratore Acli Bergamo
Quante sono oggi le voci di chi vuole far credere di essere profeta! Opinionisti in tv, influencer sui social, giornalisti ed opinion leader: una schiera di uomini e donne che gridano al mondo cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, che giudicano per mestiere, che si lamentano di qualunque scelta dei politici e della politica, che dai loro salotti gridano allo scandalo e alla apocalisse imminente. Viviamo in uno stato di contestazione permanente dove chiunque pensa di avere diritto a dire qualunque cosa, a contestare in qualunque modo. Cresce sempre più la popolazione dei cosìchiamati “odiatori sul web”.
I profeti hanno avuto da sempre molte di queste caratteristiche: donne e uomini scomodi, fuori dalle righe, che sfidavano il potere e provocavano il popolo per scalzarlo dalle sue comode falsità. Donne e uomini che non temevano di essere confinati nel deserto pur di poter essere segno di un futuro diverso, voce di quel Dio che provoca all’umanità. Ma il confine tra i veri e i falsi profeti è sottile e così capita spesso che i falsi siano scambiati per veri e viceversa (Mt 24, 3 – 11). Da sempre dunque abbiamo bisogno di profeti, di chi ci apre gli occhi al futuro, ma quanto è facile prendere lucciole
per lanterne! Gran parte della Bibbia e della storia sono pieni di queste sviste e di questi raggiri.
L’immagine di un uomo, contestatore, violento, rivoluzionario che invece di una bomba incendiaria lancia un mazzo di fiori mi ha fatto venire in mente due caratteristiche di Giovanni che potrebbero aiutarmi a non abbagliarmi in tema di profeti: andare oltre le apparenze e i pregiudizi e giudicare dai frutti (Mt 7, 16 – 20 oppure Lc 6,43 – 43). Un profeta è sempre diverso da come lo vorresti e da come te lo aspetti. Si nasconde dove non lo cercheresti mai, spesso nel tuo opposto, nel tuo avversario, in chi per te è invisibile o inconcepibile, oppure sbagliato. Lì devi tendere l’orecchio e fidarti, se ti arriva una parola, una visione, una critica. E poi giudicare dai frutti, perché le parole del profeta sono parola di Dio, e se Dio parla non è mai per dividere (Cor 1, 10 – 17), per odiare, per distruggere, per rovinarti, ma sempre e solo per farti fiorire. In un periodo di incertezza e di cambiamento il profeta che ci attende è guardare ad un bambino che verrà per ricominciare a credere in noi stessi e in un futuro fiorito.