Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17, 1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Chiamati a salire in alto, oltre le paure
A cura di don Piergiorgio Sanchioni, assistente spirituale delle Acli di Pesaro Urbino
Quando si va in Terra Santa una delle mete suggestive è la salita al Monte Tabor, una collina di circa 400 m, non lontana da Nazaret. Secondo la tradizione è l”alto monte” di cui ci parla il Vangelo di oggi. Il monte della Trasfigurazione. È faticoso andarci, come su ogni monte, perché la strada è stretta e impervia. Ci si arriva a piedi o solo con quelle scassate macchine a più posti. Avviene la Trasfigurazione di Gesù su questo monte alla presenza di Pietro,Giacomo e Giovanni. Gesù conversa con Mosè ed Elia. C’è timore e gioia. C’è luce e nube. Gesù si avvicina ai suoi cari, li tocca e li rassicura, come tante volte: “non temete”. Non parlate a nessuno di questo dono personale perché non vi capirebbero. Solo dopo la resurrezione.
Ma una domanda mi sale dal cuore e non solo a me. È Gesù che si trasfigura o sono gli Apostoli? O sono l’uno e gli altri?
È solo con gli occhi nuovi della fede e dell’amore per il Maestro che questi amici riescono a vedere, come nelle antiche feritoie dei castelli, qualcosa del mistero dell’al di là e di Gesù. Il volto del Signore allora brilla come il sole e come la luna. Anche i suoi vestiti sono candidi come la luce. Allora gli occhi di questi Apostoli brillano e vedono diversamente. Quante volte anche noi in un momento intenso di preghiera, di gioia, di incontro con l’altro vediamo Gesù diverso, splendente e luminoso. Ci affascina e ci mette timore “affascinosum e tremendum” direbbe Rudolf Otto, un filosofo della religione. Ma è proprio lui, Gesù, che ci fa vedere noi stessi, il mondo, gli altri in modo nuovo, in una luce diversa. E questo ci dà gioia. Non è “illusione vitale” come direbbe lo psicanalista Freud ma è andare oltre al muro ed entrare, almeno una volta, nella “Nube” del Mistero di Dio e della Vita Eterna. E noi tutti ne abbiamo bisogno, specialmente in questo periodo di prove. Noi cristiani, noi Aclisti, siamo invitati, in questo periodo a salire in alto, superare le nostre paure, le nostre stanchezze, i nostri egoismi per vedere Lui, amare Lui e affidarci a Lui anche nella malattia e nella sofferenza. L’esperienza della Trasfigurazione è davvero una bella esperienza che possiamo fare tutti. In fondo che cosa è un congresso delle Acli se non ritrovare le nostre radici e la nostra identità cristiana per “trasfigurarci”?