Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-30)
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Amati da un Dio Asino
A cura di don Fabio Picinali, collaboratore delle Acli di Bergamo
In questa 14 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, il Vangelo ci aiuta a fare un tuffo nell’intimità di Dio e le letture che lo accompagnano ci suggeriscono la via per poterci entrare.
Nel tenero dialogo tra Gesù e il padre che il vangelo ci presenta, stupisce come d’un tratto siamo coinvolti anche noi, uditori di questa parola. Gesù è nel cuore della Trinità e d’un tratto: “Venite a me, voi tutti …”; quasi che anche noi siamo lì con lui in quel cuore così prezioso e illimitato.
E ci siamo in quel cuore, solo che facciamo fatica a percorrere la strada che ci porta a questa consapevolezza.
Quale è questa strada?
Nella prima lettura ci viene presentato un po’ il desiderio insito nel cuore di ogni uomo: il desiderio di un re che viene a liberare ogni legame che ci opprime. Questo re non è un forte condottiero che guida un esercito imbattibile ma “umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”. La nostra mente non può a questo punto che risalire al giorno in cui Gesù entra in Gerusalemme osannato da tutta la folla. È come sempre il paradosso della nostra fede: per essere liberati dal nemico è necessario applicare una forza contraria alla sua violenza. Dunque, la guerra sarà eliminata grazie alla non guerra, e la violenza alla non violenza. I pesi si alleggeriscono e le fatiche divengono dolci quando li portiamo con amore e senza lamentele, proprio come fa la bestia da soma nel suo lavoro, proprio come ha fatto Gesù lungo la via della croce che è iniziata con il pensiero dell’incarnazione ed è terminata con il ritorno nel Regno.
La via dunque, è Cristo stesso che abita in noi e che si carica giornalmente le nostre fatiche per aiutarci a camminare verso Casa. Noi però siamo chiamati a riconoscere questa presenza fondamentale per la nostra sopravvivenza. Cristo in noi ci invita a vivere lasciandoci sospingere dallo Spirito che ci ha plasmato e che ci da la vita; Cristo in noi ci suggerisce di accogliere la carne con la quale viviamo nel mondo ma rendendoci conto che non siamo fatti solo di carne ma siamo soprattutto fatti di Dio, dal suo pensiero, dal suo soffio vitale, dalla sua presenza costante; Cristo in noi ci suggerisce di fermarci davanti agli istinti che popolano la nostra mente e le nostre viscere per prendere coscienza dell’azione che lo Spirito suscita al nostro cuore in ogni momento della nostra vita.
Pertanto: aumenta la nostra fede Signore; aiutaci a riconoscere la tua presenza silenziosa e fedele in noi, nella nostra vita, nelle nostre vicende; aiutaci a lasciarci condurre nella storia dal tuo Spirito di vita portando con gioia i pesi e i dolori della carne, aiutaci a tenere fisso lo sguardo sulla tua presenza che ci accompagna e che alleggerisce il giogo che ci portiamo sulle spalle e i pesi che la vita ci fa incontrare. Amen.