Dal vangelo secondo Luca (Lc 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Accumulate per voi tesori in cielo
A cura di don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale Acli Cremona
Il vangelo di questa domenica è la parabola della parabola del ricco speculatore (Lc 12, 13-21) nella quale l’abbondanza di beni viene finalizzata unicamente al magiare e bere, cioè alla ricerca egoistica di soddisfazioni utilizzando ciò che si possiede. La questione iniziale che dà occasione al racconto della parabola da parte di Gesù, è la contesa tra due fratelli che devono dividere l’eredità e gli chiedono di dirimere la questione.
Egli mette in guardia dal grave rischio dell’affanno per i beni materiali, per la cupidigia e l’avarizia, dal voler cioè accumulare a dismisura facendo di questo il fine unico del vivere.
Il valore dell’esistenza non dipende dall’ abbondanza dei beni ma dalla volontà di condividerli generosamente con i bisognosi.
Per dire questo, Gesù narra la parabola del latifondista che a motivo dell’abbondante raccolto si trova in una situazione di straordinaria disponibilità di grano.
Invece di pensare di utilizzarlo per sfamare chi è in necessità, si preoccupa soltanto di ingrandire i suoi granai per ammassare il prodotto della terra divenuto ora unico riferimento del suo pensare e agire.
Egli ora contempla solo i suoi beni e pensa solo a utilizzarli per mangiare, bere e far festa.
Il giudizio di Dio è fulminante: quella stessa notte carica di pensieri egoistici e speculativi, gli sarà chiesto conto della sua vita e i beni ammassati non gli serviranno a nulla.
Così, conclude Gesù, avviene per chi accumula solo per sé e non pensa invece di arricchire davanti a Dio.
La ricchezza materiale ammassata a proprio esclusivo favore non conta dinnanzi a lui. Solo nella condivisione, nella spartizione solidale con i bisognosi può diventare mezzo di bene per sé e per gli altri e non motivo di dannazione.
Gesù stesso commenta la parabola invitando i suoi discepoli a non affannarsi per il cibo e il vestito, a non vivere in ansia per le cose materiali ma ad affidarsi completamente alla bontà del Padre.
Ciò che conta è la ricerca continua del regno di Dio.
I discepoli devono vendere i loro beni e darli in elemosina, accumulando il vero tesoro, cioè la carità, realizzando attraverso la comunione dei beni, la volontà del Signore.