Dal vangelo secondo Luca (Lc 19,1-10)
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.[Ritorno a capo del testo]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». [Ritorno a capo del testo]Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».[Ritorno a capo del testo]Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Zaccheo, un povero che grida
A cura di don Giovanni Branco, accompagnatore spirituale Acli Caserta
Per una riflessione a partire dal messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della III Giornata Mondiale dei Poveri.
La porta di novembre si spalanca non più solo sul tempo dedicato ai fedeli defunti (come da sempre si era caratterizzato nelle nostre comunità) ma su quello speso per i poveri. Da quando Francesco ha indetto la Giornata Mondiale di Poveri, infatti, questo mese è diventato per tutti noi un tempo di Grazia in cui rileggere il contesto sociale e territoriale nel quale siamo inseriti e chiedere a Dio una speciale luce per la sua nuova evangelizzazione.
In questa prospettiva possiamo rileggere la storia avvincente del piccolo Zaccheo. Uomo ricco, capo dei pubblicani (esattori delle tasse per conto di Roma), egli cerca di vedere Gesù ma la sua statura non glielo consente. In realtà, sembra, si tratti non solo di centimetri. È impedito a sperimentare una relazione fruttuosa con colui che pure ritiene un personaggio importante per la sua specifica condizione di vita. L’essere un pubblico peccatore, infatti, crea una impurità rituale che rende impossibile partecipare a qualunque culto e mantenere vivo qualunque rapporto, perdendo di fatto la possibilità di essere parte del Popolo dei Salvati. Ed è questa condizione di minorità, di inferiorità, di piccolezza che pesa su Zaccheo. Ma, per fare eco alle parole di Francesco nel messaggio per questa III giornata dei poveri, “la speranza dei poveri non sarà mai delusa”, Zaccheo non è abbandonato. Il Signore lo cerca da sempre, lo vede nascosto tra i rami frondosi in cui si è rifugiato e lo chiama. Come all’origine del tempo la Parola creatrice dona vita ad ogni cosa, la voce del Verbo restituisce dignità a quest’uomo reinserendolo nella rete sociale e religiosa dalla quale era stato escluso.
Scrive Francesco: “…ciò di cui i poveri hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente.”.
La voce di Gesù ri-crea Zaccheo e con lui la sua famiglia. Ospite in casa sua, infatti, annuncia la gioia della salvezza che entra e rimane con chi si affida a Dio. Zaccheo è salvo, la sua famiglia sperimenta la gioia, la sua casa diventa tempio di misericordia. Da questa esperienza di dono gratuito ed abbondante deriva la risposta generosa di Zaccheo. Egli, qualora avesse sottratto qualcosa indebitamente decide di restituire quattro volte tanto e, soprattutto, decide da subito di condividere tutto ciò che possiede con i poveri. Divide a metà ogni suo bene e, fatta esperienza della gioia che deriva dalla salvezza, non ha paura allargare la sua famiglia ad ogni povero che ha incontrato.
È questa la grande sfida alla quale, come cristiani, siamo chiamati. Se non sapremo ripartire dal grido dei poveri non riusciremo ad annunciare il Vangelo della Vita, non sapremo restituire dignità di figli a coloro che hanno smarrito il ricordo della loro carta di identità.