Dal vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
L’amore del Padre
A cura di don Ivo Piccinini, assistente spirituale delle Acli di Alessandria
Per Gesù, gli esami non finiscono mai.
L’adultera colta in flagrante, il tributo a Cesare, la donna con sette mariti, chi è il prossimo, sono altrettante occasioni di domande – tranelli per il Maestro per coglierlo in fallo.
Nel vangelo di questa domenica Gesù è interrogato su quale sia il primo dei comandamenti.
Forse, in un clima di perenne polemica, i farisei, che volevano metterlo alla prova, non si aspettavano da Gesù non solo una risposta sul primo ma anche sul secondo dei comandamenti. L’amore di Dio è il primo perché fonda il secondo, l’amore del prossimo, e perché ci fa grandi.
L’amore di Dio consiste nell’accoglienza del suo dono e nella gratitudine.
Noi dobbiamo lasciarci amare. Siamo immagine di Dio e sua proprietà. L’amore tra Dio e i suoi figli è assoluto e inequivocabile.
Noi cristiani siamo chiamati a restituire a Dio la centralità nella nostra vita. Centralità logica e scontata, ma che facilmente smarriamo.
Possiamo vivere il comandamento dell’amore solo se scopriamo di essere amati.
Nessuno ha un amore più grande di colui che dona la vita per la persona amata.
Gesù l’ha detto e l’ha fatto. L’amore del prossimo è fondato sull’amore di Dio. Siamo tutti sue creature, tutti sua immagine, tutti creati da lui, redenti e perdonati. Il comandamento dell’amore verso il prossimo nasce dall’amore di Dio. Con gli esodi di massa e la pandemia oggi, tutti siamo come orfani, vedove e forestieri biblici. Nessuno ha più diritti dell’altro.
In queste condizioni qui e oggi urge far circolare il virus dell’amore e fermare il contagio dell’odio e dell’indifferenza.
Amano Dio e il prossimo i missionari di tutti i tempi, i consacrati e le consacrate nei monasteri che fanno della loro vita preghiera, i sacerdoti, sempre accanto a quelli che fanno fatica, i laici e i volontari delle associazioni e non con un servizio disinteressato, gli sposi che formano una famiglia, scuola di umanità e di amore e i santi.
La pandemia, con il suo fardello di paure, di preoccupazioni, di diffidenze, non ci aiuta nelle relazioni fraterne.
La grazia e l’amore del Padre non ci abbandoneranno.