Dal vangelo secondo Luca (Lc 13, 22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire:
“Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Scegliamo la via della conversione
A cura di don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale Acli Cremona
Gesù viene interrogato da un tale, per sapere se sono pochi quelli che si salvano. Domandiamoci: cosa vuol dire salvarci? È solo il desiderio di vivere con il Signore oltre la morte? Oppure è sperare di certo nell’eternità ma costruirne frammenti nella storia come anticipo credibile del regno di Dio? Resta il fatto che Gesù contesta la mentalità dei capi religiosi del su tempo che pensavano di essere gli unici salvati, cioè
graditi a Dio nel loro comportamento, solo perché osservavano minuziosamente i precetti della legge e consideravano tutti gli altri sia del popolo che stranieri, totalmente esclusi dal contatto con Dio.
Gesù ribalta la mentalità ottusa dei capi religiosi: già aveva raccontato la parabola del samaritano dimostrando che uno straniero, secondo la mentalità religiosa dei suoi contemporanei, aveva agito secondo la legge di Dio, soccorrendo l’uomo ferito, mentre il sacerdote e il levita avevano scansato l’uomo bisognoso. la legge di Dio è prima di tutto indirizzata a soccorrere il bisognoso, il malato, lo scartato: poi ha senso anche il culto, la preghiera, i sacramenti, come indispensabile sostegno per testimoniare il Cristo risorto. Gesù avverte però anche noi discepoli: potremmo non capire che la salvezza è per tutti i popoli e chiuderci nei nostri recinti. Al momento del giudizio non servirà dire che abbiamo conosciuto Gesù e sventolato il suo vangelo, o fatto qualche novena. Saremo cacciati fuori per la nostra inettitudine, incapacità di aprirci agli altri, di dare sostanza concreta alla parola di Dio. Possiamo addirittura parlare di Gesù ed essere operatori di iniquità: discutere di cose sacre ma diventare contro testimoni quando preferiamo adagiarci nei nostri interessi e comodità. Ebbene, ci dice Gesù nel vangelo di questa domenica, molti che si sentono primi, i bravi, quelli che credono di avere la verità in tasca, che giudicano gli altri senza remissione, verranno cacciati fuori. Altri che noi consideriamo ultimi, perché forse non colti, poveri, scartati, senza potere, senza mezzi mediatici, considerati incapaci di capire i grandi testi teologici o canonici, ebbene, proprio loro nel regno di Dio saranno i primi, seduti al banchetto della vita e della gioia.
L’avvertimento che Gesù ci dà è serio: non prendiamolo alla leggera. Convertiamoci a lui fin che abbiamo tempo.