LETTURE: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34
Dal Vangelo secondo Marco 6,30-34
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Il signore è il mio pastore
A cura di don Riccardo Donà, accompagnatore spirituale Acli Trieste
Gli apostoli tornano stanchi dal loro incessante lavoro di pastori, raccontando a Gesù tutto quello che avevano fatto e insegnato, e Lui cogliendo in loro quella fatica dice “venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’, “qui Marco per luogo solitario usa la parola erēmos-deserto, il deserto è il luogo dell’alleanza, dell’incontro con Dio, ricorda Mosè colui che costituisce l’assemblea di Dio.
Gesù assieme ai dodici prepara la nuova assemblea- ekklēsia quella che vede i suoi figli stanchi e abbandonati e va loro incontro uomini come Gesù compassionevoli, misericordiosi.
Prepara i suoi dodici insegnando ad avere misericordia, ad accompagnare il popolo stando come ci ricorda papa Francesco a riguardo della
paternità, nella lettera ai vescovi “La spiritualità presbiterale secondo Papa Francesco” Firenze, 10 marzo 2015, ‘’il pastore che sta davanti, il pastore che sta in mezzo e il pastore che sta dietro’’, vi invito a leggerlo così si avrà ancora più chiara questa parte del vangelo di Marco.
Gesù ha compassione della folla perché “erano come pecore senza pastore” egli è il buon Pastore, ci ricorda la parabola del Padre buono che ogni giorno dal terrazzo della sua casa attende il ritorno del figlio e appena lo vede, da lontano esce dalla sua casa, gli va incontro, un Dio che si fa prossimo dell’uomo, che sente la solitudine provocata dalla malattia e dal peccato che ascolta il grido di dolore di una umanità schiacciata dalla povertà dalla solitudine e abbandono, per donare loro la guarigione attraverso i suoi Apostoli, i quali dovranno da Lui imparare la compassione, il farsi prossimo, l’andare incontro senza mai stancarsi, alle sofferenze degli altri.
Accogliere e ascoltare le ansie i dolori dell’uomo, annunciare loro con la “Parola” la liberazione dalla schiavitù e guidare le pecore smarrite ai pascoli verdi, sicuri, eterni, ricondurle all’ovile dove la vita è carità senza fine in abbondanza, cantando con gioia insieme con il salmo “il Signore è il mio pastore non manco di nulla”.