Ascensione del Signore
Dal vangelo secondo Luca (Lc 24,46-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia
e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Gesù, il Dio della misericordia
A cura di don Riccardo Donà, assistente spirituale Acli Trieste e del Friuli Venezia Giulia
“Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”, è per il perdono dei peccati che Gesù finisce la sua vita sul legno della croce, e da quel momento i suoi discepoli predicheranno la sua misericordia, Lui è il Dio della misericordia , in Isaia 1:18 «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come neve, se fossero rossi come porpora diventeranno come lana ».
Prima però dovranno vedere il figlio dell’uomo salire, il vangelo di Luca si fa liturgia, Gesù alza le mani e li benedice e poi “si staccò da loro e veniva portato su, in cielo” Un atto liturgico, e un gesto tipicamente sacerdotale, benedire ricorda il sacerdote nel tempio, quando entrava e spariva agli occhi dei fedeli.
All’inizio del vangelo di Luca, Zaccaria non può benedire per la sua incredulità, alla fine del suo vangelo Gesù si congeda dai suoi con la benedizione. Anche gli apostoli si prostrano a terra e pieni di gratitudine lodano Dio.
Ecco il nascere della Chiesa come compimento della promessa “Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso”. Il dono dello Spirito che vedremo e conosceremo meglio domenica prossima.
“Ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”,
ed è li che incontreremo gli apostoli nel cenacolo, insieme a Maria nell’attesa dello Spirito Santo, il Consolatore. Gesù deve salire alla destra del Padre e sarà esaltato (anche la nostra natura umana oggi con Gesù è stata redenta e portata in cielo e Lui sarà sempre in mezzo a noi)
e costituito Signore e Messia per far scendere così lo Spirito dell’amore, che farà entrare gli apostoli nello spirito missionario, e porteranno il Vangelo fino ai confini della terra.
Anche oggi la nostra vita si fa vangelo vivente, se accettiamo di morire con Lui per essere sepolti, cioè vivere in umiltà imparando da Maria sempre pronta a fare la volontà di Dio, e così sempre risorti, gioiosi, nella certezza che Lui Gesù per mezzo dello Spirito è sempre con noi, anche se non visibile ai nostri occhi, ma presente nei fratelli più poveri, fragili, indifesi, come i bambini e gli anziani.
Amando così con tutto il nostro cuore, anche noi saliamo in cielo entrando nel cielo del fratello più bisognoso aprendoci cosi allo Spirito di Dio che ci aiuta a comprendere le cose celesti.
“Esultiamo dunque, carissimi, di una gioia spirituale e, rallegrandoci davanti al Signore in degna azione di grazie, eleviamo liberamente gli sguardi dei nostri cuori verso quelle altezze dove si trova Cristo. Le anime nostre sono chiamate in alto: non le appesantiscano i desideri terrestri; esse sono predestinate all’eternità. Non le accaparrino le cose destinate a perire: esse sono entrate nella via della verità. Non le trattenga un ingannevole fascino; in tal guisa, i fedeli trascorrano il tempo della vita presente sapendo di essere stranieri in viaggio in questa valle del mondo in cui, anche se li lusinga qualche vantaggio, non debbono attaccarvisi colpevolmente, bensì trascenderli con vigore”.
(Leone Magno, Sermo 74 [61], 1-3.5)