Dal vangelo secondo Luca (Lc 21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome.
Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Il sigillo della croce
A cura di don Giovanni Branco, accompagnatore spirituale Acli Caserta
Per una riflessione a partire dal messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della III Giornata Mondiale dei Poveri.
di don Gianni Branco
Verranno giorni
Anche questa domenica è segnata dalla luce che proviene dal futuro che ci attende. La nostra vita, infatti, può e deve essere modellata da quel bagliore che deriva dall’incontro speciale che ciascuno vive alla fine dei suoi giorni. Gesù si sofferma proprio sugli “ultimi tempi” per tracciare, con pennellate veloci, quell’affresco che delineerà la vita per sempre. E alcune tinte sono particolarmente fosche: guerre e rivoluzioni, terremoti, carestie e pestilenze, fatti terrificanti che certamente interpellano la vita dei discepoli. La morte sembrerà essere padrona del tempo e dello spazio e, con essa, il dolore e la paura.
In questa domenica Papa Francesco ci invita a rivolgere il nostro sguardo ai poveri. Oggi celebriamo la Terza Giornata Mondiale a loro dedicata e siamo invitati ad aprire gli occhi ed allargare lo sguardo. Scopriremo allora “famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo…”. Sono tutte forme di nuove, terribili, schiavitù che colpiscono gli anelli più deboli, in modo speciale immigrati, senzatetto ed emarginati. Per miliardi di uomini le condizioni descritte dall’evangelista San Luca sono pane quotidiano!
Non sarà lasciata pietra su pietra
A volte, però, noi non vediamo. Siamo presi dalla custodia del patrimonio che da secoli si tramanda nelle nostre terre e non abbiamo il tempo né le forze per guardarci intorno. Sentiamo il grido dei poveri che si confonde nei canti delle nostre liturgie e non riusciamo a vederli perché chiusi nelle cattedrali dorate. Anche gli ascoltatori di Gesù erano abbagliati dal luccichio degli ori e degli argenti, dalla bellezza delle pietre e dei doni votivi del tempio di Gerusalemme. In esso la gloria di Dio aveva la sua epifania nella solennità del culto e la ripetitiva ritualità assorbiva completamente gli uomini e le cose che ad esso erano consacrati. A questi uditori Gesù rivolge parole dure, annunciando quanto realmente sarebbe accaduto ad opera di Roma da lì a qualche anno: “non sarà lasciata pietra su pietra che non sia distrutta”.
Davanti a questo annuncio drammatico scatta la curiosità e vengono predisposte le vie di fuga. Non sembra importante comprendere il senso di quelle parole ma informarsi su quando e dove per potersi salvare. L’annuncio che dovrebbe spingere alla conversione radicale della vita apre, invece, a dibattiti e disquisizioni. Non si coglie l’urgenza dell’annuncio missionario del Vangelo. Francesco scrive: “La condizione che è posta ai discepoli del Signore Gesù, per essere veri evangelizzatori, è di seminare segni tangibili di speranza. A tutte le comunità cristiane e a quanti sentono l’esigenza di portare speranza e conforto ai poveri, chiedo di… collaborare fattivamente affinché nessuno si senta privo della vicinanza e della solidarietà.”
La persecuzione
“Avrete allora occasione di dare testimonianza” dice Gesù. Si tratta di una vera e propria opportunità, di un tempo di grazia che segna il cammino della Chiesa e ne sigilla l’autentico discepolato. La persecuzione e la marturia che ne deriva offrono, infatti, il segno visibile e chiaro della appartenenza a Cristo, della sequela coraggiosa e chiara che ci porta a vivere lungo una strada nella quale inevitabilmente siamo chiamati a confrontarci con la Croce, timbro e sigillo dell’Amore.