Dal vangelo secondo Luca (Lc 20,27-38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».[Ritorno a capo del testo]Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Amati per non morire
A cura di don Giovanni Branco, accompagnatore spirituale Acli Caserta
Per una riflessione a partire dal messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della III Giornata Mondiale dei Poveri.
Amato dagli uomini
Il mese di novembre continua presentandoci una serie di liturgie domenicali che preparano la Solennità di Cristo Re dell’Universo attraverso un percorso che conduce dalla morte alla vita, dal regno inaugurato sulla terra al Regno vissuto pienamente in cielo.
Tra le varie interpretazioni circa l’etimologia della parola amore ne ho letto una interessante: essa deriverebbe dal latino mors (morte) preceduto dall’alfa privativa, amare significherebbe dunque non morire, essere salvati dalla morte. Siamo di fronte ad una interpretazione non solo stilisticamente affascinante ma anche umanamente gratificante. Sappiamo bene, a partire dalla nostra esperienza, che amare qualcuno o qualcosa significa trarlo fuori dal buio della morte, tenerlo in vita. Ciò è particolarmente evidente se relazionato alla memoria dei nostri defunti o al ricordo di esperienze, luoghi o sensazioni che hanno fatto parte del nostro passato. Ciò abbiamo amato, per noi non muore! Ma questo non vince la morte in sé, non ha la capacità di aprire alla eternità.
Amato da Dio
Citando il Salmo 9, Papa Francesco offre una definizione del Povero come “colui che «confida nel Signore» perché ha la certezza di non essere abbandonato. Il povero nella Scrittura, è l’uomo della fiducia! L’autore sacro offre anche il motivo di tale fiducia: egli «conosce il suo Signore», e nel linguaggio biblico questo conoscere indica un rapporto personale, di affetto e di amore.” È l’amore di Dio che rende vivo il povero, che ne accompagna il cammino: “la sua forza creatrice supera ogni umana aspettativa…”. Chi è amato da Dio non muore più! Solo Dio, amando, può donare la Vita Eterna.
Questa profonda verità è sconosciuta ai Sadducei (membri di una corrente religiosa e politica che nega la resurrezione). Essi tentano di mettere in ridicolo Gesù sottoponendogli un il caso di una donna che sposa sette mariti diversi, fratelli tra loro e morti prima di poter concepire in lei un figlio. Nel questito fanno riferimento alla antica legge del Levirato, secondo la quale, se un uomo sposato moriva senza figli, suo fratello (levir = cognato) o il suo parente più prossimo doveva sposare la vedova, e il loro figlio primogenito sarebbe stato considerato legalmente figlio del defunto. Ed è in questa prospettiva che pongono la domanda “nella resurrezione la donna di chi sarà moglie?”. Si tratta, dunque, di un caso giuridico nel quale si vogliono attribuire a Dio e al suo Regno le leggi degli uomini legate al possesso di una donna, dei suoi beni, dei beni dei suoi eredi. Per i Sadducei l’impossibilità di assegnare un marito alla donna dopo la morte sarebbe la prova del fatto che la vita finisce per sempre.
Amato per sempre
Gesù invece propone un nuovo metro di misura che supera radicalmente le categorie umane e si apre ad un nuovo livello di Amore. Nella “vita futura” quelli che saranno “giudicati degni della resurrezione dei morti non prenderanno né moglie né marito” perché “sono figli della resurrezione, sono figli di Dio”. Ogni amore umano è prezioso per “i figli di questo mondo”, ma solo i “figli di Dio” possono godere di quell’amore totale che viene da lui, consegnare l’amore di Dio nella azione evangelizzatrice della Chiesa è il dono più prezioso che possiamo offrire.
Scrive ancora Francesco: “il povero sa che Dio non lo può abbandonare, perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui. Il suo aiuto si estende oltre la sua condizione attuale di sofferenza per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene nel più profondo”. Non si tratta, dunque, di possedere la donna, il marito, i beni… si tratta di amare sulla terra per aprire la vita a Dio e ad un Amore senza confini in cielo.