Diritti umani, cittadinanza, lotta allo sfruttamento, lavoro: le Acli nell’ottava edizione di Sabir, Festival diffuso delle culture mediterranee, hanno scelto di parlare di temi reali e concreti, quelli che affrontano ogni giorno. Lo hanno fatto condividendo opinioni e riflessioni con giornalisti, sociologi, associazioni del terzo settore e soprattutto con il pubblico, la vera anima di questo Festival, approdato a Matera, città che ha saputo negli anni reinventarsi senza perdere la propria unicità. Dopo 8 anni i partecipanti di Sabir sono diventati una comunità che cerca risposte e promuove cultura, partecipando a incontri internazionali e formazioni, eventi musicali, presentazione di libri e film.
“Sabir è l’occasione che ci permette di vivere un luogo, di essere comunità”, ha detto il Presidente delle Acli Emiliano Manfredonia nella giornata di apertura del Festival. “I temi che abbiamo affrontato parlano di proposte, di leggi, di lavoro, di assistenza. Parlano di noi e di quello che vogliamo essere”.
Un’edizione particolare questa, in cui la parola pace è risuonata in tutti gli eventi organizzati e tra le vie della città. Antonio Russo, Vicepresidente nazionale delle Acli: “Questo Festival convoca tutti popoli del Mediterraneo. Quest’anno abbiamo voluto mettere al centro della nostra riflessione l’Europa, affinché cominci a fare politiche di integrazione e accoglienza che tengano conto di una guerra in corso e che non dimentichi tutte le altre guerre”.
Toccante è stata la testimonianza di Iarina Khomtsi, responsabile del Patronato Acli dell’Ucraina, che ha partecipato al Festival collegata dal Leopoli: “il prezzo di ogni guerra è la libertà e la democrazia. Vi prego di non dimenticare le immagini orribili di Bucha, di Mariupol, dove civili e soldati sono senza cibo e medicine. Stiamo vivendo una violazione totale dei diritti nel centro dell’Europa”.
In questi tre giorni di incontro tra le associazioni, le istituzioni pubbliche, le reti e i movimenti internazionali, le Acli hanno voluto portare al centro del dibattito il tema del lavoro con il Presidente nazionale di Acli Terra, Nicola Tavoletta: “Non esistono situazioni migliori o peggiori: oggi esiste uno sfruttamento trasversale del lavoro. Il vero cambiamento inizia nelle scuole: se noi introduciamo lo studio del diritto del lavoro, i nostri figli capiranno che essere sfruttati è illegale”.
La scuola ma anche lo sport sono fonte di inclusione sociale, come ha sottolineato Damiano Lembo, Presidente di US Acli: “Bisogna favorire la partecipazione e l’incontro con la comunità anche attraverso la promozione dello sport, che è uno strumento per declinare politiche sociali e di tutela della salute”.
Con Chiara Volpato, Responsabile del Coordinamento Donne, sul palco di Sabir si è parlato dell’impegno delle donne nella nostra società e del ruolo fondamentale che svolgono in contesti di crisi umanitarie e sociali: “Diritti e non concessioni: noi donne abbiamo dei diritti da rivendicare e dobbiamo essere unite nel farlo”.
Non ci sono vere conquiste se si lasciano indietro i più fragili. Con la Presidente di Acli Colf Giamaica Puntillo si è discusso di assistenza e cura agli anziani: “L’Italia sta invecchiando e tra qualche anno le assistenti familiari non basteranno. Serve una riflessione serie sulle politiche migratorie e sulla formazione di queste lavoratrici”, ha sottolineato.
Il diritto alla cittadinanza degli italiani di seconda generazioni, nati da genitori stranieri e cresciuti nel nostro Paese, non può più attendere. Le Acli, insieme ad altre associazioni, hanno chiesto una riforma seria della legge sulla cittadinanza che quest’anno compie 30 anni.
“Abbiamo la grande responsabilità di non lasciare che le persone restino in superficie”, ha concluso Emiliano Manfredonia. “Ci commuoviamo facilmente, ma la commozione non rimuove i problemi: bisogna entrare nella carne viva dell’umanità. Questo Festival è l’occasione per fare rete e cercare insieme un modo di correggere le storture della nostra società”.