Il vangelo di oggi ci interroga in modo speciale.
Se rimaniamo nel simbolismo della parabola ci sono due questioni che ci aiutano a mettere a fuoco il messaggio di questo testo evangelico che urta la nostra sensibilità a riguardo della giustizia: infatti, perché lodare un uomo disonesto?
La prima è il v. 9: se la ricchezza è fatta in modo disonesto, occorre ridistribuirla per farsi degli amici, in modo da compensare l’ingiustizia compiuta.
Farsi degli amici è la cosa importante della vita. Essi si vedono e si riconoscono nel momento del bisogno e il Signore loda questo amministratore disonesto per la sua astuzia che gli ha permesso di farsi degli amici. Egli non si preoccupa di quanto gli ha rubato, ma lo ammira per il fatto che ha saputo destreggiarsi nella situazione di difficoltà. L’amministratore ha scelto questa strada, perché le strade normali non le può percorrere, riconoscendo così la sua incapacità a lavorare e la vergogna del mendicare.
La spregiudicatezza dei figli di questo mondo, la loro capacità di destreggiarsi negli affari del mondo, è maggiore di quella dei figli della luce e può essere messa a frutto per la salvezza.
La seconda questione è la fedeltà nei riguardi della ricchezza disonesta, che occorre mettere a frutto per il bene comune. Infatti occorre trafficarla bene per ottenere la vera ricchezza, che è quella di intrecciare relazioni di amicizia sincera con tutti.
Non si può servire Dio e la ricchezza, perché sono due padroni che seguono logiche diverse. La ricchezza rivolge il cuore dell’uomo verso il proprio interesse e alla sua difesa contro gli altri. La relazione con il Signore invece rivolge il cuore dell’uomo verso la relazione con gli altri, così da condividere le ricchezze e, soprattutto, la vita.
Se la parabola urta la nostra sensibilità, è per provocarci a comprenderne il senso ultimo: ciò che conta non sono le ricchezze, ma la qualità delle relazioni che realizziamo nella nostra vita quotidiana e in tutti gli ambiti.
E’ una questione di sapienza della vita che, sembra, i figli del mondo conoscono e trafficano meglio dei figli della luce. E’ una sapienza al servizio della salvezza di tutti e non solo della propria: per questo è lodata dal Signore.
18 settembre 2016 – XXV Domenica Tempo Ordinario – Anno C
Luca 16,1-13
In quel tempo, Gesù 1 diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2 Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4 So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6 Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7 Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11 Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
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