Il Def appena licenziato dal Governo non prevede risorse tali che possano rilanciare l’economia del Paese ma solo l’amara constatazione che la crescita è vicina allo zero.
Anche la flat tax per le classi medie è ora solo una promessa elettorale di improbabile realizzazione anche per i fondati dubbi di costituzionalità. Non dobbiamo dimenticare che nella Costituzione italiana infatti, sono delineati in maniera chiara i principi della capacità contributiva e della progressività dell’imposta. Già oggi il calcolo Irpef prevede due scaglioni, uno da 7.500 euro circa sotto il quale c’è una “no tax area” e un dai 75.000 euro in su, oltre i quali l’aliquota rimane fissa al 43%. Va ricordato che nel 1974 la legge stabiliva 32 aliquote progressive che partivano da 1.080.000 lire fino ad arrivare a 500 milioni di lire, con un’accentuata progressività dell’imposta che negli anni si è mano a mano attenuata. Quindi, qualsiasi provvedimento di ulteriore riduzione degli scaglioni, così come promesso nel Def, oggi rischia di aiutare unicamente coloro che hanno un reddito molto alto.
Ci preoccupa, infine, la questione delle clausole di salvaguardia dell’Iva che nessuno vuole toccare ma che, molto probabilmente, torneranno di attualità subito dopo le elezioni europee del 26 maggio prossimo.