Alla riflessione sul welfare che sarà non potrà sfuggire un pensiero sul tema dell’accesso. Perché vi sono provvedimenti che restano esclusi dalla conoscenza perfino delle fasce sociali che ne traggono beneficio, con esiti finali di scarsa efficienza. L’ignoranza della legge – dice il famoso aforisma – non è scusabile, eppure incrociando i diversi livelli amministrativi che ci governano con i diversi provvedimenti per le diverse classificazioni di beneficiari, non è strano che qualcosa sfugga… che il soggetto non riesca ad accedere, soprattutto se il soggetto è in una condizione di fragilità.
Proprio per queste ragioni, tra le proposte emerse nei dibattiti svoltisi al Festival dell’economia, a Trento, ve n’è anche una che concerne il progetto per uno Sportello unico per la disabilità.
Questa proposta nasce dall’osservazione che la disabilità genera nella persona che la subisce – e nel suo nucleo familiare – emergenze e bisogni di diverso tipo, che attualmente trovano risposta parziale e frammentata tra diversi soggetti istituzionali non coordinati tra di loro, non certo secondo la logica della “filiera pubblica di servizi”.
Di conseguenza la persona e la relativa famiglia possono trovarsi in uno stato di ulteriore disagio e disorientamento, con dispiego di risorse economiche e personali, e ricadute sulla qualità dei rapporti familiari.
Le cose da fare potrebbero essere tante. Ecco un semplice elenco (non necessariamente compatibile): indennità di invalidità previdenziale e civile, riconoscimento dello status di handicap ex L.104/1992 e disabilità ex L.68/1999 con diritto alle relative agevolazioni lavorative; congedi parentali e i permessi lavorativi; contributi economici per ausilio disabili; integrazione rette di ricovero in servizi residenziali; assistenza domiciliare; servizio consegna pasti a domicilio, ai permessi speciali, alle riduzioni tariffarie; i benefici fiscali nazionali e locali; l’assistenza sanitaria, ospedaliera e riabilitativa (ricoveri per interventi, ricoveri del disabile in strutture residenziali comunitarie o socio sanitarie protette: residenze sanitarie assistenziali, istituti, comunità e strutture analoghe…); le visite mediche ed esami clinici; la “mobilità ospedaliera” (ivi comprese necessità alloggiative per cure in altra città o all’estero, o per seguire e assistere minori ricoverati); l’inserimento (o re-inserimento) lavorativo mirato (l’orientamento lavorativo verso lavori e mansioni compatibili con lo stato di salute)…
Allo stato attuale non esiste alcun soggetto, ufficio, servizio o funzione pubblica o privata in grado di offrire unitariamente risposta globale e coordinata a tutte queste esigenze personali e familiari. I diversi interventi risultano parcellizzati tra diversi soggetti, senza un coordinamento e sinergie di azione.
La proposta è allora realizzare un servizio unitario e coordinato, coinvolgendo istituzioni, amministrazioni, enti e associazioni che in vario modo agiscono nel campo del pubblico e del privato socio-assistenziale-sanitario (Regioni, Asl, ospedali, Comuni, Inail, associazioni di categoria, fondazioni, Centri servizi volontariato ecc).
Il tutto attraverso la creazione di uno sportello fisico e di un portale web quale luogo di presa in carico di tutte le esigenze personali e familiari determinate dall’evento causa di invalidità/disabilità, e quale punto di accesso unico e coordinato in grado di fornire informazione, orientamento e assistenza all’accesso nei servizi. C’è già tutto e non occorre creare altro: basta collegare. Sarà impossibile?