Di Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla Vita Cristiana
È il titolo di un articolo di padre Alex Zanotelli pubblicato recentemente sul Manifesto. L’occasione è stata il coraggioso discorso di papa Francesco a Hiroshima, la città giapponese su cui, il 6 agosto del 1945, venne sganciata la prima bomba atomica.
Papa Francesco e la tragedia della prima bomba atomica
In un solo istante, morirono ottantamila persone, altre sessantamila nei mesi seguenti. Papa Francesco, prima del suo intervento, ha ascoltato Yoshiko Kajimoto che nel 1945 aveva quattordici anni, faceva la terza media. Quando la mattina del 6 agosto è uscita dalle macerie, c’era buio, come se fosse sera. “Le persone camminavano fianco a fianco come fantasmi. I corpi erano così bruciati che non riuscivo a distinguere uomini e donne, i capelli dritti, i volti gonfi, le labbra pendenti, con entrambe le mani tese e con la pelle che penzolava. Nei giorni dopo, i cadaveri iniziarono a marcire e un fumo bianco avvolgeva tutto: Hiroshima era diventata un forno crematorio”.
Papa Francesco nel suo intervento, poco ripreso dai media, ha detto:
Desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine… L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso tempo è immorale il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo… Come possiamo proporre pace se usiamo continuamente l’intimidazione bellica nucleare come ricorso legittimo per la risoluzione dei conflitti?
Parole forti che la politica non ascolta
Parole forti che mostrano, ancora una volta, come il Papa faccia valere un principio di radicalità evangelica ispirato al “non uccidere” che va oltre le affermazioni dei suoi predecessori. Parole che suggeriscono a padre Alex di chiedersi come mai nel nostro Paese la politica non le prende sul serio.
Scrive infatti che
ci ci siamo tutti arresi alla necessità di una difesa atomica sotto l’egida della Nato. Il governo gialloverde ha dato il suo beneplacito alle nuove bombe atomiche, le micidiali B61-12 che l’anno prossimo rimpiazzeranno la settantina di vecchie bombe atomiche B61 a Ghedi e ad Aviano. Altrettanto l’Italia, come membro Nato, ha approvato la decisione di Trump di cancellare il Trattato Inf del 1987, che aveva permesso di smantellare tutti i missili nucleari a gittata intermedia con base a terra, come quelli piazzati a Comiso, per intenderci. E lo scorso anno l’Italia – che si è rifiutata di firmare il Trattato Onu sulla proibizioni delle armi nucleari – ha approvato altresì che gli Usa possono collocare nel nostro paese i nuovi missili nucleari.
Parole dure nei confronti di una politica che – stando solo alle cifre dello scorso anno – ha approvato le missioni militari all’estero per un costo di 1.100 milioni, mentre ha stanziato solo 100 milioni per la cooperazione (altro che aiutiamoli a casa loro!). Si tratta di 50 accordi di cooperazione militare bilaterale incluso il Niger e la Corea (aggirando così la legge 185); l’aumento della spesa in difesa, dall’attuale 1,2% al 2% del bilancio, come Trump chiede (così spenderemo 100 milioni di euro al giorno in armi!); il mantenimento della nostra presenza militare in Afghanistan; la vendita di armi a paesi in guerra e nei quali sono violati i diritti umani (in barba alla Legge 185!), come in Arabia Saudita.
La Chiesa non fa parola
La denuncia del padre comboniano si spinge oltre.
Quando avremo – si chiede – da parte dei vescovi una presa di posizione sulle bombe presenti nel nostro territorio, sull’arrivo dei missili nucleari, sulle basi Nato, su Sigonella (Sicilia) capitale mondiale dei droni? (L’abbattimento di un drone italiano nei cieli della Libia conferma che l’Italia è coinvolta in azioni belliche in quel paese). È mai possibile che i nostri vescovi non abbiano nulla da dire sulle politiche sempre più militariste dei nostri governi? È mai possibile che tutto questo non ci ripugni più, né come cittadini, la cui Costituzione “ripudia la guerra”, né come cristiani, per i quali la guerra dovrebbe essere in orrore? Mentre esplode tra i giovani la mobilitazione per salvare il pianeta (e le armi pesano nel disastro ambientale), noi rimaniamo quasi in silenzio. Mi meraviglia ancora di più il silenzio dei vescovi italiani e delle comunità cristiane dove il tema della pace (il cuore del Vangelo!) sembra sia sparito.”
L’articolo termina con un’ultima domanda. “Come fa la Chiesa italiana a stare zitta davanti a politiche governative sempre più fiorenti sia in armi pesanti che leggere che producono sempre più guerre e come conseguenza sempre più profughi?
“Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi – sottolinea Papa Francesco – in cerca di speranze, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti. Questa ipocrisia è peccato”!