“Quello che soltanto due mesi fa appariva impossibile è avvenuto. La mobilitazione della società civile svizzera ha permesso di ribaltare le previsioni: l’iniziativa dell’Udc, ancora una volta contro gli stranieri, è stata bocciata con il 58.9% dei voti”. Così Franco Plutino, presidente delle Acli svizzere, esprime la sua soddisfazione e il suo sollievo per l’esito del voto del 28 febbraio scorso sulla proposta di allontanare dal suolo elvetico tutti i colpevoli di reati, anche minori, che non abbiano il passaporto svizzero.
Contro questa iniziativa si erano schierati parlamentari, giuristi, intellettuali, artisti, le Chiese e numerose organizzazioni sindacali, dell’economia e associazioni umanitarie.
Come precisa Franco Plutino nel comunicato stampa diffuso all’indomani del voto, “La stessa Consigliera federale Simonetta Sommaruga ha sottolineato che “il diritto nazionale non deve essere posto al di sopra dei diritti umani” e, ringraziando la società civile per la mobilitazione che ha permesso questo risultato, ha ribadito che si é anche trattato di un voto a sostegno delle Istituzioni, delle regole e dei principi fondamentali dello strato di diritto.
Stranieri nati e cresciuti in Svizzera, i secondos, avrebbero rischiato di essere espulsi in caso di recidiva anche per reati di lieve entità. Il “No” all’iniziativa conferma ai giudici il compito assegnato dalla democrazia svizzera di decidere sulle espulsioni mentre viene bocciata la proposta Udc sull’automatismo dell’espulsione da iscrivere nella Costituzione.
Le Acli della Svizzera si augurano che questo voto segni un’inversione di tendenza in merito alle iniziative contro gli stranieri. Gli stranieri hanno svolto un ruolo importante per la costruzione della moderna Svizzera e continuano ancora oggi a dare un contributo significativo e indispensabile. Alla Confederazione va riconosciuto il merito di fare di questa multiculturalità, nell’integrazione nel sistema socio-economico, un elemento di ricchezza e di progresso.
Respingendo quest’ultima iniziativa il popolo ha evitato problemi nuovi sia al sistema democratico interno che nei rapporti con l’estero, oltre che sbarrare la strada a metodi in contraddizione con la Convenzione internazionale dei diritti dell’uomo di cui la Confederazione é convinta firmataria”.