In 7 anni sono cambiate le esigenze della popolazione bresciane e il rapporto con le istituzioni. E’ quanto emerge dalla ricerca “Secondo report sulle attività del Patronato Acli” presentato a Brescia il 29 febbraio 2016 con dati estratti il 23 febbraio dello stesso anno e che si riferiscono al periodo 2008-2015.
In questo periodo le pratiche sono cresciute del 190% a fronte di una popolazione aumentata solo del 4,41%.
L’utenza è prevalentemente italiana e le donne, rispetto al passato, sono diventate la maggioranza con il 52,7% delle richieste. Altro dato riguarda l’età: le pratiche dei giovani tra i 19 e i 32 anni sono passate dal 4,1% nel 2008 al 9,5% nel 2015, le richieste di persone tra 33 e 44 anni dal 10,9% al 12,8%.
Nel report ampio spazio è dato alle pensioni che sono calate del 19,11% passando da 2.732 a 2.210. In particolare, le pensioni di vecchiaia si sono ridotte del 34,78% e le pensioni di anzianità del 50,27%.
L’innalzamento dei requisiti pensionistici e l’obiettivo della Riforma Fornero di equiparare l’età della pensione di vecchiaia di uomini e donne hanno modificato anche le caratteristiche di genere: se nel 2008 il 72% delle pensioni di vecchiaia era ottenuto dalle donne ed il 28% dagli uomini, nel 2015 gli uomini rappresentano il 57%. La fascia di età da meno di 58 anni sino a 61 anni rappresenta nel 2008 l’83,05% dei pensionamenti nel 2015 è il 52,85%.
Il Report sottolinea infine che la Riforma Fornero “concede agevolazioni, in termini di anticipo dell’età pensionabile, soltanto alle fasce di lavoratori meglio retribuiti. La riforma concede infatti la possibilità di pensionamento a 63 anni ai lavoratori che abbiano maturato 20 anni di contributi dal 1996 in poi, ma a condizione che l’importo della pensione sia pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale; ciò significa una pensione di 1254 euro al mese corrispondente a uno stipendio medio mensile degli ultimi 20 anni intorno ai 4000.00 euro”.