Tre mesi fa, l’espressione “Come state?” aveva un senso diverso. Ma tante cose avevano un significato diverso ieri. A proposito, come state?
Io sto bene, non mi lamento e penso neanche voi, quelli che non hanno a che fare direttamente con la malattia.
Viviamo un periodo unico quanto difficile. Ancora di più perché siamo costretti alla convivenza con noi stessi, quella più difficile di tutte, con le paure, le differenze, le emozioni e tutto ciò che ci contraddistingue come essere umani.
L’ultimo giorno in cui sono uscita senza limitazioni è stato l’8 Marzo. Me lo ricordo perché mio figlio mi ha portato a pranzo e la mia quasi nuora ha immortalato il momento.
La paura si faceva già sentire, nel ristorante eravamo noi e una coppia di giovani che si sbaciucchiavano nell’angolo meno illuminato. Da allora sono uscita ancora poche volte.
Conclusioni:
1) Lo stomaco conduce.
2) L’isolamento ci fa diventare più grassi, ma non per forza più buoni o più intelligenti.
3) Sembra che tutto il mondo viva davanti ai negozi alimentari. Così si spiega la danza dei grafici dei contagi.
4) Le situazioni di crisi tirano fuori la vera faccia umana: Maschera senza maschera.
5) Con mio figlio si vive bene in casa. E’ buono, bravo e paziente. Temo che lui non vi dirà la stessa cosa di me. Invece, Sniffi, il terzo membro della nostra famiglia, partecipa a tutti i miei corsi on-line. Diventerà la più intelligente e preparata gatta del mondo.
6) Mi sono mancate le persone (non tutte!), il contatto fisico, il guardarsi negli occhi, il sole e la natura, il vento tra i capelli, i viaggi. Le cose semplici che qualche mese fa non apprezzavo abbastanza, data la caratteristica umana di dare valore solo nel momento della loro perdita.
7) Faccio cose che avevo dimenticato quanto mi piaceva fare. Riaggancio i rapporti con persone che avevo dimenticato quanto mi stavano a cuore.
8) Saranno molte vittime del coronavirus anche se non tutti contagiati.
9) L’Unione Europea mi ha delusa. Ma tanto. Dopo Covid, penso che sarà o così o cosà. Mi ha impressionata, invece, il gesto solidale della Romania, quello di mandare 11 medici e 4 infermieri per offrire supporto alla zona più colpita d’Italia. Mi è piaciuto molto il messaggio che risale: “Non disperate, non siete soli in questa brutta faccenda! Restiamo uniti!”. Ne sono fiera!
10) Quando finirà tutto, organizzerò una festa. Ma una di quelle mai organizzate. Con amici e nemici, con cibo e alcol, con abbracci e baci, con sentimento.
11) Tanti di noi non hanno capito né come stanno le cose, né la loro gravità. In effetti, non hanno capito niente. Temo che neanche io.
12) Ho capito, invece, finalmente, il colore dei miei capelli: grigio! E anche come si può ingrassare 7 chili in 56 giorni. Se volete, vi insegno.
13) Dio è grande e buono ma ha anche Lui i suoi limiti.
Le nostre vite e le nostre abitudini sono cambiate. Una realtà sparisce. Un’altra diversa, nuova, nasce.
Il virus rappresenta il grottesco necessario di cui l’umanità ha bisogno per il passaggio verso una nuova epoca. Il processo è iniziato. E’ diviso in fasi. La prima è arrivata alla fine. Ed è iniziata la seconda. Si è alzata qualche serranda. Una sorta di libertà condizionata…
Sarà un mondo nuovo, smart e green. Più fluido ma controllato. Spero anche più empatico.
Le banche si riprenderanno dopo lo shock epocale e noi continueremo a guardare il calcio in tv, qualcuno studierà, un altro si sposerà e un altro divorzierà.
La vita andrà avanti, perché, alla fine, rimane sempre il classico “si salva chi può”, concetto valido quanto vecchio in ogni contesto sociale o storico.