Luca ci presenta Gesù interpellato come giudice a proposito di una questione di eredità tra due fratelli. Ma Gesù rimanda il suo interlocutore ai giudici ordinari, non volendo egli assumere ciò che non fa parte della sua missione.
Della sua missione fa invece parte l’istruzione seguente sull’attaccamento ai beni materiali: la cupidigia.
Gesù non dice che non bisogna avere dei beni, ma che non bisogna esservi attaccati, perché la vita di ciascuno è dono di Dio e non dipende esclusivamente dal possesso di beni. Certo questi possono essere di aiuto in molte occasioni di difficoltà, ma in fondo la vita non dipende dai soldi, ma dalle relazioni che costruiamo con le altre persone.
Se la qualità di queste relazioni è segnata dalla cupidigia, dall’attaccamento ai beni, ogni nostra relazione non potrà che essere segnata dall’interesse al mantenimento dei beni, e non invece dalla gratuità dell’incontro con l’altro come persona che ci fa vivere e ci arricchisce in umanità.
Per illustrare questo detto sapienziale Gesù racconta una parabola. Il ricco che costruisce nuovi granai per mettere al riparo il raccolto abbondante è segno di sapienza, ma dal v. 19 Gesù mostra la non-sapienza di quest’uomo. Di fronte all’abbondanza dei beni non ci si può ritirare dalla vita e pensare solo a sé stessi, mangiando e divertendosi.
Infatti davanti alla morte, che può giungere improvvisa, occorre sempre essere pronti a rispondere della qualità delle relazioni che viviamo: esse possono essere segnate dall’interesse personale per sé o dall’indifferenza per gli altri, oppure contraddistinte dalla gratuità dell’incontro, dalla cura della vita dell’altro, dalla fraterna collaborazione per la vita civile, ecc.
E’ importante, per Gesù, che non ci siano cadute di tono nella qualità relazionale che viviamo ogni giorno, perché ogni giorno è da vivere come se fosse l’ultimo della propria vita, con la stessa riconoscenza per il dono della vita ricevuto dal Signore da condividere al meglio con coloro con i quali entriamo in relazione, fosse anche solo per un breve istante.
31 luglio 2016 – XVIII Domenica Tempo Ordinario – Anno C
Luca 12,13-21
In quel tempo, 13 uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
15 E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16 Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17 Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18 Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20 Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
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