Nel lavoro sono racchiusi i tanti valori su cui si basa la nostra convivenza civile: libertà solidarietà fratellanza, osserva Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, per questo i nostri padri costituenti lo hanno messo a fondamento della Repubblica: realizzare il diritto al lavoro significa costruire una società dove ogni cittadino può essere protagonista del suo futuro e del bene comune.
La fedeltà al lavoro per la Furlan è un principio ispiratore che accomuna le Acli e la Cisl. Per concretizzarlo sottolinea che dovremmo partire dagli ultimi: quelli che hanno perso un lavoro, quelli che non lo trovano, quegli anziani soli che dopo una vita lavorativa si scoprono anche un po’ poveri. Aggiunge poi che se è il Job act per ridurre la precarietà non è sufficiente per combattere la disoccupazione. C’è infatti bisogno di occuparsi di come si crea il lavoro. Su questo occorre fondare le scelte per il Paese. Per crescere c’è bisogno di pensare un’Italia in un’Europa: servono infrastrutture e serve investire nella qualità del mondo produttivo. Se vogliamo uscire dalla crisi si deve uscirne insieme.
La video intervista sugli orientamenti congressuali, nella quale è stato toccato il tema della fedeltà al lavoro, può essere utile per approfondire alcuni argomenti contenuti nel documento:
quando si sottolinea l’importanza di far ripartire il lavoro attraverso un piano di politiche industriali «che porti a concentrare investimenti e ricerca su settori capaci di generare nuova occupazione e sviluppo sostenibile, valorizzando e incrementando alcune specificità produttive territoriali in modo da attrarre investimenti anche nel Meridione. Per favorire questi processi è necessario potenziare la rete di infrastrutture di cui oggi dispone il Sud, a partire dalle ferrovie e dalle autostrade. Il settore turistico e quello ambientale hanno sicuramente grandi potenzialità che vanno sfruttate maggiormente. Senza una politica industriale adeguata il Meridione, e il Paese nel suo complesso, non riusciranno a uscire dalla sua crisi, ad adeguarsi agli standard degli altri Paesi europei» (p. 13).
quando si evidenzia la prospettiva di un modello di sviluppo che «fa della qualità sociale, della sostenibilità ambientale, della valorizzazione delle risorse immateriali, della partecipazione i suoi punti di forza. L’economia sostenibile, che si confronta con il mercato, utilizza come “vantaggio competitivo” proprio ciò che il mercato globale considera residuale: la centralità della persona, le sue relazioni, il suo ambiente. In questo quadro il lavoro assume la giusta importanza, come momento di creatività e socialità» (pp. 13-14).
#AcliNientePaura