Secondo Giovanni, la glorificazione di Gesù avviene già durante la sua passione e non solo con la sua resurrezione. Questo perché la gloria del Signore, il suo amore, già risplende in Gesù quando accetta la morte per mostrare proprio il suo amore per tutti, anche e soprattutto per coloro che lo tradiscono e lo abbandonano. Egli fa vivere coloro che lo perseguitano, invece di farli morire, offrendo così a loro un ulteriore tempo per la conversione, vedendo il suo amore per loro. E’ quanto accadrà a Giuda, che si pentirà del proprio tradimento, ma non saprà cogliere fino in fondo l’amore di Gesù per lui e si suiciderà.
La glorificazione di Gesù comincia con il tradimento di Giuda, simbolo di tutti i tradimenti dell’uomo.
Giuda consegna Gesù alle autorità, perché non ha fiducia in Gesù, non crede che il suo regno possa avere un reale impatto sulla società per renderla più aderente al progetto di fraternità che Dio ha per gli uomini. Molti autori hanno scritto su Giuda, certo è che lui ha preferito consegnare Gesù invece di seguirlo, diventando così simbolo della “ragion di stato” o di un radicalismo male inteso, piuttosto che della novità dell’amore di Gesù.
Gesù invece è consapevole della sua missione di annunciatore del regno di Dio e non rispondendo con la violenza alla violenza di Giuda, attesta come la fedeltà di Dio alle sue promesse di vita è capace di vincere il male e la morte.
Gesù sa che deve affrontare fino in fondo le conseguenze del tradimento di Giuda. La crisi va vissuta fino in fondo, perché è nella crisi che si compie la salvezza di Dio. Altre volte si era sottratto a coloro che volevano arrestarlo, ma ora è giunta la sua ora per mostrare agli uomini come il Padre lo glorifica dandogli la vita dopo la morte.
Il testamento di Gesù è il comandamento dell’amore vicendevole. Gesù è il primo che lo ha vissuto fino in fondo, fino a dare la sua vita per gli amici: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,13-15).
Anche Paolo è consapevole, lui che ha perseguitato il Cristo nei suoi discepoli, che Gesù è morto per lui e per tutti: «Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita» (Rm 5,6-10).
Gesù ha fatto esperienza di quello che comanda, sa che l’amore rende liberi e crea vita nuova, diventando così credibile non solo perché è vero secondo l’intelligenza, ma perché è esperienza vera di vita che coinvolge uomini e donne in una relazione di amore, chiamandoli a realizzare a loro volta l’amore nella loro vita.
Questo è il mistero pasquale che continuiamo a celebrare nel tempo di Pasqua.
24 aprile 2016 – V Domenica di Pasqua – anno C
Giovanni 13,31-33a.34-35
31 Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
33 Figlioli, ancora per poco sono con voi. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
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