“Lo Stato non è un partner affidabile cui legare le sorti dei propri destini previdenziali, affidare i risparmi di una vita lavorativa e le risorse che dovranno garantire una esistenza libera e dignitosa nel momento di maggior debolezza”. Lo ha affermato oggi Emiliano Manfredonia, vice presidente vicario delle Acli e presidente del Patronato Acli, aprendo i lavori dell’annuale incontro dello stesso Patronato che si tiene a Roma. “Agire nel sociale, lasciare il segno” è il titolo del convegno, che vede la presenza di circa 200 persone tra dirigenti delle Acli, direttori regionali e provinciali del Patronato.
Tutele, lavoro, futuro e democrazia sono i temi al centro del meeting, durante il quale il presidente Manfredonia ha denunciato il variare continuo da parte dello Stato delle regole “contrattuali” in base alle quali i lavoratori definiscono la propria rendita pensionistica: “Questa non è certezza dei rapporti giuridici, non è tutela previdenziale. Non si rafforza così il patto sociale e la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle istituzioni. Oggi abbiamo un sistema iniquo e ingiusto che penalizza i più deboli e i più bisognosi, giovani con vite lavorative precarie o intermittenti”.
La mancata previsione del diritto al trattamento minimo di pensione crea grande sofferenza: “Come Patronato – continua Manfredonia – assistiamo inermi alla concessione di pensioni di invalidità o di pensioni ai superstiti di importi indecenti che creano nuovi poveri nella nostra società, quando invece lo Stato dovrebbe essere presente e intervenire per sollevare queste persone dal disagio. I nostri uffici riescono a vigilare, a raccontare e studiare tramite l’esperienza e l’approfondimento. Il nostro lavoro deve trasformarsi in democrazia. La democrazia che vogliamo ha il compito di intervenire su queste nuove frontiere ma ancora di più, costruire una visione dell’assistenza e previdenza che rovesci questo sistema”.