“I bambini sono tutti uguali e a tutti vanno garantite le stesse opportunità”.
E’ questo il messaggio contenuto nell’appello promosso dalle ACLI Trentine con Cgil Cisl Uil, sottoscritto anche da numerosi rappresentanti della società civile trentina.
I promotori chiedono alla Giunta e al Consiglio provinciale che vengano modificate le regole dell’assegno di natalità provinciale, regole che oggi escludono tutti i bambini e le bambine nati in Trentino da genitori che non sono residenti in Italia da almeno dieci anni. Una scelta “che discrimina i piccoli ancora nella culla”.
Una legge considerata iniqua e che è in controtendenza con il resto d’Italia, visto che lo scorso marzo il Parlamento italiano, unito, ha votato la legge delega sull’assegno universale per le famiglie limitando il requisito della residenza in Italia a soli due anni per poter accedere alla misura.
“Invece in Trentino, nella terra che si fregia di essere attenta alle famiglie e che ha fatto del marchio Family un suo punto di forza, si fanno differenze tra bambini appena nati – sottolineano i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti con il vicepresidente delle ACLI Walter Nicoletti -. Siamo sempre stati convinti che gli aiuti devono selezionare sulla base delle condizioni economiche delle famiglie, non della loro provenienza, soprattutto quando in ballo c’è il futuro dei più piccoli e con loro quello della nostra comunità”.
“Siamo consapevoli della fatica e delle difficoltà che il processo di integrazione richiede…Non è pensabile né accettabile, però, che la strada per rendere migliore e più forte la nostra comunità sia la discriminazione e l’esclusione”.
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