E’ appena uscito il nuovo numero della rivista “Il Dialogo” delle ACLI Svizzera, dedicato al lavoro e al Primo Maggio, con all’interno il dossier “Svizzera: pandemia e mercato del lavoro, le prospettive sull’economia delle regioni”, un focus di approfondimento sulla situazione nel Paese Elvetico.
Nel suo editoriale “La pandemia che cambia il lavoro” il Presidente nazionale Giuseppe Rauseo scrive: “Abbiamo deciso di dedicare questa edizione del nostro bimestrale al tema del lavoro e ai segni profondi che la pandemia inevitabilmente lascerà sul mercato del lavoro del prossimo futuro. Per approfondire questo argomento, abbiamo coinvolto le Presidenze cantonali e intercantonali delle ACLI per raccogliere dati e analisi sulla situazione nelle diverse regioni della Svizzera, partendo principalmente dalla nostra rete territoriale composta da Circoli e uffici di Patronato”.
Se l’emergenza sanitaria è stata il detonatore che ha scatenato la crisi economia e sociale in tutto il mondo, è pur vero che in molti casi la pandemia ha solo accelerato alcuni mutamenti già in atto, sfide che nell’immediato futuro lavoro e aziende si troveranno ad affrontare in maniera sistematica: si pensi alle trasformazioni legate alla digitalizzazione, all’aumento della mobilità professionale o ai cambiamenti demografici.
“Di certo non si può attendere la fine della pandemia – continua il Presidente – per adattarci a questa evoluzione, ma è necessario iniziare da subito a modificare il nostro approccio culturale più che semplicemente accompagnare l’evoluzione tecnologica. Queste tendenze, che si influenzano l’un l’altra, ci spingono a cambiare radicalmente la nostra forma mentis. Tutti dobbiamo sentirci parte e leva del cambiamento, mettendo in campo uno sforzo collettivo che coinvolga sempre più lavoratori, aziende, ente pubblico e organizzazioni del mondo del lavoro”.
Le ACLI svizzere hanno inoltre aderito alla campagna promossa dalle ACLI “Il coraggio del lavoro” in occasione del Primo Maggio, per sottolineare come “il lavoro sia un atto di coraggio quotidiano, personale e collettivo”: un messaggio ancor più importante oggi, in cui tantissimi lavoratori e le loro famiglie vivono una crisi di dimensioni inimmaginabili fino ad un anno e mezzo fa, con lo spettro della disoccupazione e dell’instabilità lavorativa, e dunque anche personale.
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