Minacce di morte a Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro del quartiere Brancaccio di Palermo, colpevole di voler realizzare una nuova piazza adiacente alla futura Parrocchia che ospiterà il corpo del beato Giuseppe Puglisi, il parroco che nello storico rione della periferia del capoluogo siciliano, ad altissima densità mafiosa, visse e venne assassinato per il suo impegno antimafia il 15 settembre 1993.
In quella stessa zona vive un parente del boss Antonino Lauricella, T.S., la cui casa è in parte costruita abusivamente proprio nel terreno, dato in comodato al Centro Padre Nostro, per il quale Artale si è rivolto al Comune di Palermo per avviare un concorso internazionale di idee e per farlo diventare una piazza, che rientrerebbe nel progetto denominato Brancaccio 2.0. per la riqualificazione del quartiere.
Un caso tra l’altro non isolato, molte altre abitazioni che si affacciano su quel terreno risultano essere abusive.
Da qui l’irruzione nella sede del centro e l’ennesima minaccia al presidente Artale, il quale non è nuovo a questi tristi episodi espressione di logica mafiosa, già nel 2007 una telefonata anonima lo informava che se avesse continuato ad andare al Centro Padre Nostro “gli avrebbero sparato in bocca”. Da allora il Prefetto e le varie Forze di Polizia hanno intensificato la loro presenza nel quartiere, così da garantire il normale svolgimento di tutte le attività del Centro Padre Nostro, voluto proprio da don Pino Puglisi.
“Oggi per la prima volta – dichiara Maurizio Artale – sono stato fermato da un residente che stringendomi la mano si è complimentato per la mia denuncia. Ma voglio ricordare che ancora dopo 25 anni dall’assassinio di Padre Puglisi non è possibile che Brancaccio venga alla ribalta con la maschera di questi malviventi che malgrado siano una minoranza nel quartiere, riescono ancora ad alimentare quelle vecchie scelte mafiose. Padre Puglisi -continua Artale – non si è mai tirato indietro fino all’estremo sacrifico per cambiare questo quartiere ed io voglio ricordare una sua frase che dovrebbe accompagnare ogni mattina le nostre coscienze: …se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.
“Le Acli di Palermo – dichiara il presidente Nino Tranchina – esprimono la loro solidarietà e vicinanza al presidente del centro padre nostro Maurizio Artale ed a tutti gli operatori del centro per le minacce subite. Non possiamo abbassare la guardia, verso un vile atto intimidatorio, specialmente se rivolto verso chi si impegna quotidianamente per il ripristino della legalità e contro ogni forma di violenza. Le Acli di Palermo sono state le prime a dedicare un circolo al Beato Giuseppe Puglisi proprio per rafforzare l’impegnano e la presenza in un territorio altamente a rischio come il quartiere di Brancaccio, dove i nostri volontari sono impegnati quotidianamente, e soprattutto con un azione rivolta ai giovani , per affermare quei valori di legalità che don Pino ci ha lasciato in eredità”.
“La sfida di Brancaccio, sostenuta dai fratelli di don Puglisi, non si ferma — conclude Artale — e adesso grazie al sostegno della prefettura stiamo rilanciando tante iniziative coinvolgendo la gente di buona volontà“. Nonostante lo sgomento per l’atto intimidatorio dunque il quartiere non si arrende e guarda avanti con positività, in attesa di Sua Santità Papa Francesco che arriverà a Palermo il 15 settembre, venticinquesimo anniversario dell’uccisione di don Puglisi.