“Coltiviamo la speranza” è il progetto solidale promosso da ACLI Terra Palermo in collaborazione con le ACLI di Palermo,l’oleificio La Macina di Santo Stefano Quisquina,il caseificio dell’Agriturismo Villa Dafne di Alia e il panificio Piazza Carmela di Prizzi.
Grazie alla collaborazione virtuosa con piccole aziende produttive del territorio è stata organizzata la consegna di circa duecento cesti alimentari a parrocchie e associazioni attive nella provincia, che individuano le famiglie più bisognose a cui destinarli.
Ogni cesto contiene prodotti tipici regionali, ovvero: due pani prodotti con grani antichi siciliani; una caciotta da un chilo di primo sale; una bottiglia di olio E.V.O. Dop.
L’iniziativa ha preso avvio dalla Basilica di San Domenico, dove i cesti sono stati consegnati da una delegazione composta dal Presidente delle ACLI provinciali Nino Tranchina, Gaspare Carbone, Presidente ACLI Terra Palermo, Ludovico Gippetto e Toni Costumati.
A riceverli il priore Padre Sergio, con Padre Franco e due seminaristi.
Il presidente Franchina, nel ribadire l’impegno costante delle ACLI per aiutare chi sul territorio si trova in maggiore difficoltà, evidenzia la volontà di aderire ad un progetto solidale che parte da una delle nostre risorse principali, l’agricoltura.
«Siamo convinti che la ripresa della nostra agricoltura si potrà realizzare investendo e rilanciando tutte le filiere dell’agricoltura siciliana, che con il nostro patrimonio culturale sono la base dello sviluppo economico e di rilancio per una ripresa immediata anche del turismo della nostra isola», spiega.
«Grazie alla aziende agricole che prontamente hanno risposto al nostro appello donando i loro prodotti – spiega il presidente Carbone -, abbiamo deciso di lasciare nelle case dei più bisognosi come un piccolo fiore, composto da beni semplici ma di eccellenza del settore agro-alimentare. Con il nostro incontro con i frati domenicani, vogliamo testimoniare come un piccolo gesto possa generare un messaggio di speranza soprattutto per chi in questa emergenza Covid-19 vive in condizioni di povertà estrema».[/vc_column_text]
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