Si terrà domani, 1° febbraio, presso la Sala del Complesso di S.Maria in Aquiro, presso il Senato della Repubblica, dalle ore 10.30 in poi, un convegno organizzato dal Coordinamento Donne ACLI su “Le prime donne della Repubblica. L’esperienza delle costituenti parla al presente”, a cui parteciperanno Agnese Ranghelli, Responsabile nazionale Donne ACLI, Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Iotti, Ines Ciolli, Professore Associato di Diritto costituzionale presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Donatella Conzatti, Senatrice FI-BP. Le conclusioni sono affidate al Presidente nazionale delle ACLI, Roberto Rossini. Modererà il dibattito la giornalista Chiara Pazzaglia.
Comunicato Stampa
Il 1° febbraio del 1945 le donne si videro finalmente riconosciuto il diritto di voto, che poi esercitarono per la prima volta nelle elezioni politiche del 2 giugno 1946. Grazie all’esercizio di tale facoltà, 21 donne entrarono a far parte dell’Assemblea Costituente, cui fu affidato il compito di elaborare il progetto che poi divenne il testo definitivo della nostra Costituzione.
L’attività delle costituenti si rivelò decisiva per fare della Carta costituzionale lo strumento di parità tra i sessi e una garanzia di emancipazione per le donne italiane. Benché poche, le madri costituenti avevano un senso vivo del proprio ruolo nelle istituzioni, condividendo lo scopo di promuovere l’uguaglianza delle donne di fronte alla legge, nel lavoro e nella società. La loro intesa consentì di gettare le basi per compiere progressi indispensabili a vantaggio di tutto l’universo femminile.
Il Coordinamento Donne Acli vuole cogliere l’occasione di tale ricorrenza per fare memoria di quelle donne che all’esordio della Repubblica si batterono per cambiare la condizione di discriminazione femminile; ma anche per riflettere su come rinnovare quell’esperienza alla luce delle difficoltà del presente. Ci sentiamo, infatti, interpellate e chiamate in ogni tempo a fare la nostra parte per rendere pratica comune e condivisa la presenza femminile nella vita pubblica del Paese.
La politica italiana è ben lontana dall’essere un luogo in cui uomini e donne hanno lo stesso peso, ma la sensibilità femminile è necessaria al pari di quella maschile quando si affrontano i problemi. Oltre a minare la legittimità di un sistema democratico, il divario decisionale di genere nella partecipazione politica rafforza le disuguaglianze sociali, perché il minor impegno delle donne può avere un riflesso negativo sulla possibilità che i loro interessi e punti di vista si riflettano nelle decisioni politiche e nelle scelte di governo.
L’allontanamento delle donne dal discorso pubblico, oltre che dalla cosiddetta “stanza dei bottoni”, è un grave danno dunque per tutto il Paese. Serve una diversa cultura politica e servono più donne in politica che abbiano una coscienza di genere e un’attenzione al sociale.
Il convegno rappresenta una preziosa occasione per interloquire con le politiche di oggi e le cittadine di questo Paese per stimolare un’alleanza sugli obiettivi e gli interessi comuni e avviare una nuova stagione di protagonismo femminile, a vantaggio di tutti.