Giovedì 19 aprile presso la Libreria Mondadori di via D’Azeglio 34, le Acli di Bologna presentano una ricerca sulla situazione degli immigrati nel capoluogo emiliano.
I dati, raccolti presso il Servizio Immigrati del Patronato, sono diventati una pubblicazione della Franco Angeli Editore Storie di vita di migranti. Lo sguardo al passato, al presente, al futuro. Un percorso di empowerment, che sarà presentato durante l’evento dall’arcivescovo di Bologna – Matteo Maria Zuppi – e dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio.
Dall’analisi emerge come “l’81,4% degli immigrati che vive a Bologna sia arrivato in Italia per motivi di lavoro, il 22,1% abbia raggiunto il nostro Paese con una laurea già conseguita e il 39% con un diploma di scuola media superiore. Solamente lo 0,7% dichiara di non aver conseguito nessun titolo di studio”.
I risultati analizzati dalle Acli di Bologna rispecchiano il target principale dell’utenza dell’Associazione, che è quello dei lavoratori domestici, fra i quali la presenza maggiore risulta essere quella “storica” della comunità filippina (24,8%), seguita da quella moldava (22,4%) e da quella ucraina (13,8%). Fra questi, il 23% ha dichiarato di aver scelto questa professione perché si trattava della più facile da trovare, il 13,1% perché l’unica che gli è stata proposta.
“Le Acli di Bologna stanno sviluppando progetti rivolti proprio alla valorizzazione delle competenze professionali e trasversali dei migranti, perché la ricerca ha evidenziato come la stigmatizzazione di essi comporti una dequalificazione costante delle mansioni cui sono adibiti i lavoratori immigrati – afferma il presidente provinciale delle Acli, Filippo Diaco, curatore del volume – Vige il luogo comune che tutti i filippini debbano fare i domestici, che tutti i bengalesi debbano vendere frutta e verdura e via dicendo: grazie a questa ricerca ci siamo interrogati su tale situazione e abbiamo trovato soluzioni operative per far emergere e valorizzare le professionalità degli immigrati presenti in città, dal momento che, crediamo, la vera integrazione passa soprattutto dalla piena realizzazione di sé, anche dal punto di vista lavorativo”.
La ricerca, dunque, si è rivelata una base utile a sviluppare proposte concrete in termini di inclusione sociale e professionale: “Una difficoltà denunciata dal 28,3% degli intervistati riguarda l’apprendimento della lingua: per questo, le Acli propongono costantemente i corsi di italiano per stranieri”, osserva Diaco. Per il 14,1%, invece, l’ostacolo principale è la burocrazia legata all’ottenimento del titolo di soggiorno: “Permangono notevoli difficoltà in questo senso, per cui il nostro Patronato si mette a disposizione dei cittadini affinché la burocrazia non diventi un pretesto per non regolarizzare il soggiorno. Non a caso – afferma il presidente – solo l’1% del campione ha affermato di essersi sentito, almeno una volta, discriminato dagli italiani”.