Le parole di Papa Francesco, “abortire è come affittare un sicario” pronunciate durante l’Udienza Generale di ieri, ci spingono ad un approfondimento. L’Italia infatti ha una legge, la 194 del 22 maggio 1978, che tutela il diritto alla maternità e all’interruzione volontaria della gravidanza. Come è noto il tema dell’aborto ha generato un dibattito pubblico molto ampio, terminato con il referendum. Per quanto la legge abbia contribuito a ridurre il numero di interruzioni di gravidanza, è auspicabile che venga applicata in tutta la sua interezza e complessità, soprattutto nei suoi primi due articoli: l’art.1, che sancisce come lo Stato riconosca “il valore sociale della maternità e tuteli la vita umana dal suo inizio” e l’art. 2, che assegna ai consultori familiari il compito di accompagnare, informare e aiutare le donne in gravidanza contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre ad abortire. Ciò significa anche rilanciare una rete di servizi sociali e sanitari che spesso si presenta precaria in tanta parte del Paese.
Se poi si vuole veramente lavorare per una maternità e paternità responsabile e ridurre ulteriormente il numero di aborti, bisogna lavorare in due direzioni: una formazione strutturata, fin dalla scuola primaria, con percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità; una maggiore informazione e sensibilizzazione nei confronti delle fasce deboli della popolazione che non si rivolgono ai consultori, come poveri e stranieri.