“La più grande tragedia dell’immigrazione”, così titolava l’Ansa all’indomani del tragico naufragio in cui persero la vita 368 persone – per lo più somali ed eritrei – davanti alle coste di Lampedusa.
Sono passati 11 anni, una data indelebile, a cui se ne sono aggiunte tante altre, troppe, in cui i sogni e le speranze di migliaia di persone sono sprofondate per sempre nel Mediterraneo, e con esse i doveri morali, civili e solidali di un Europa indolente e distante dai suoi ideali e valori costitutivi.
Da allora poco o nulla è cambiato: cresce, anno dopo anno e inarrestabilmente il numero delle persone, che nel tentativo di raggiungere le frontiere europee fuggendo da guerre, carestie e povertà, continua a morire e tra esse spesso bambini affidati al mare per dare una opportunità alla speranza. Il Mar mediterraneo, il deserto, le rotte balcaniche sono diventate le rotte più letali al mondo.
Il 3 ottobre – designato come Giornata della Memoria e dell’Accoglienza in Italia – diventa così un giorno da annotare nel cuore e nella mente di chi sceglie di adoperarsi perché queste sciagure umane abbiano fine.
Dal 2014, i morti e dispersi nel Mediterraneo sono stati in media circa 8 al giorno, pari a oltre 30.300, donne e uomini, bambini e adolescenti di cui sono persi per sempre volti e nomi in quella macabra lotteria che è la traversata verso l’Europa.
In un contesto mondiale sempre più incerto, caratterizzato da guerre, persecuzioni, violenze, povertà estrema, crisi umanitarie, chi fugge per raggiungere un futuro possibile in Europa continua a rischiare la propria vita e quella dei propri figli
Nel corso del 2024 sono giunte in Italia via mare 48.646 persone rifugiate e migranti, di cui 5.542 minori stranieri non accompagnati (MSNA).
Nel sistema di accoglienza italiano al 31 agosto 2024 risultano presenti 20.039 minori stranieri/e non accompagnati/, in calo rispetto al 31 agosto 2023, quando ce n’erano 22.599 , ma in aumento rispetto allo stesso periodo di rilevazione del 2022 (17.668). Il 2024 Lampedusa si conferma il principale luogo di arrivo via mare in Italia di minori stranieri non accompagnati, bambini e bambine accompagnati, donne sole e donne in stato di gravidanza.
Dietro queste cifre, ci sono i volti di persone, vulnerabili a cui si oppongo scelte politiche scellerate e disumane.
11 anni dopo quel naufragio – ha detto il Vicepresidente nazionale, Antonio Russo – le Acli non si arrendono al silenzio delle istituzioni, non rinunciano a dare voce agli appelli che chiedono e ritengono urgente e necessaria l’apertura di canali regolari e sicuri di accesso all’Europa e l’attivazione di un sistema di ricerca e soccorso in mare, così come garantire l’accesso ai diritti fondamentali e alla protezione a tutti i minori, e tra loro ai minori stranieri non accompagnati, che in quanto tali e senza distinzioni, hanno diritto ad accedere a una cura e a un’assistenza adeguata, tenendo conto della loro storia ma anche dei loro sogni e delle loro speranze.
La Giornata della Memoria e dell’Accoglienza diventa così ricorrenza per sollecitare e promuovere una riflessione per trovare una soluzione congiunta per evitare che tragedie simili possano ripetersi. Continuiamo a chiedere un’assunzione di responsabilità condivisa dell’Italia, degli altri Stati membri dell’Unione Europea e delle istituzioni europee affinché siano garantiti i principi internazionali dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione Europea.
Ma la sfida è ardua ed l’azione politica ostile nel fornire risposte strutturate ad un fenomeno irreversibile.
Nella primavera del 2024 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno definitivamente approvato il pacchetto di riforme del Patto europeo Asilo e Migrazione, un insieme di norme che minano il diritto di asilo di minori e famiglie e li mettono a rischio di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere. A questi si aggiungano i provvedimenti dell’attuale governo, su tutti il “decreto Cutro” oggi legge 50/2023 che in forme anacronistiche, anticostituzionali e ingiuste, in nome della sicurezza e legalità diffusa, costringono degli esseri umani ad entrare dentro l’anonimato dell’irregolarità, senza alcuna prospettiva di integrazione e di riscatto, o ancora la stipula di accordi, come quello con l’Albania, che mettono le persone a rischio di detenzione prolungata e automatica, di mancato accesso a procedure di asilo eque e di ritardato sbarco.
Non si può morire di speranza; un’accoglienza dal volto umano, reale, ordinata e trasparente è possibile, è nostro dovere!