Sabato 10 febbraio, alle ore 10.30, presso il Salone parrocchiale “Don Silvio Rumbolo” di Marina di Belvedere, in provincia di Cosenza, avrà luogo la terza tappa del percorso territoriale “Famiglia e stili di vita” delle Acli nazionali. Al centro dell’incontro ci sarà il rapporto tra famiglia, dignità e lavoro, alla ricerca di un possibile equilibrio che ne garantisca la reciproca sostenibilità.
Il lavoro, infatti, è un elemento fondamentale per la creazione e il mantenimento delle famiglie, ma deve essere pensato per la famiglia e non la famiglia per il lavoro. Per questo vanno cercate nuove forme di armonizzazione tra vita e lavoro, che non compromettano la dignità delle persone e delle famiglie stesse.
l lavoro è importante sia quando c’è, sia quando manca. Nel primo caso, è evidente che il lavoro e le condizioni in cui è svolto possono condizionare e compromettere la possibilità stessa di fare famiglia. I bassi salari, la scarsa qualità del lavoro, la precarietà contrattuale, ecc. definiscono un “lavoro povero”, che sta diventando la cifra della nostra epoca e che incide fortemente sulle famiglie, togliendo loro la possibilità di decidere la propria traiettoria di vita: una forma di violenza economica che è esercitata specialmente nei confronti delle donne e delle loro aspirazioni professionali. Nella società odierna, le ragioni del sistema produttivo tendono a prevalere sulle sfere individuali e familiari, subordinando le persone alle leggi del mercato e del profitto, anziché riconoscerne l’irripetibile dignità, che tuttavia resta una precondizione fondamentale affinché l’individuo possa realizzare pienamente se stesso, ma anche convivere con gli altri e contribuire al benessere generale. Perciò, la famiglia non può essere considerata solo un costo per i datori di lavoro e per la società, ma un valore sociale che deve essere sostenuto e riconosciuto da tutti.
Anche per favorire la natalità, ai minimi storici nel nostro Paese, serve un mondo del lavoro più attento alle esigenze familiari e disposto a rivedere i propri assetti per rispettare le fasi di vita delle famiglie e le loro responsabilità di cura. Il lavoro domestico e familiare, infatti, necessita di una particolare attenzione, sia che a svolgerlo siano care giver professionali, sia che siano componenti familiari. Pure sotto questo profilo, serve immaginare un welfare, anche aziendale, che punti alla qualità della vita delle persone. I giovani, ad esempio, sono spesso alle prese con la precarietà lavorativa, con il rischio che diventino precari anche nella vita. E che precarie diventino pure le famiglie. L’impossibilità di un’autentica progettualità di vita trattiene i giovani in stili di vita schiacciati sui consumi, nei quali tutte le risorse sono spese per il qui e ora. Ne risulta influenzato tutto lo stile di vita familiare.
Quando, invece, le opportunità di lavoro mancano, molti giovani si trasferiscono all’estero. Le ripercussioni si avvertono sia sulle famiglie di origine, sia su quelle che si vanno formando, perché i giovani che emigrano spesso finiscono per formare famiglia nel luogo di residenza anziché nel Paese d’origine. I genitori, sempre più di frequente, si trasferiscono all’estero per avere la possibilità di stare accanto a figli e nipoti. Oppure, restano in Italia da soli, dovendo affrontare senza reti familiari i problemi dell’invecchiamento. Politiche che non tengano conto dell’impatto sull’intero nucleo familiare di questi fenomeni rischiano di essere inefficaci.
Sviluppare politiche del lavoro e di welfare a comportamenti stagni non ha un effetto positivo sulle famiglie e sulle loro difficoltà, e non può che restituire una visione parziale dell’impatto che producono. Per questo la famiglia deve assumere un ruolo mainstream nell’ambito della formulazione di politiche ed interventi pubblici, ovvero essere assunta come riferimento essenziale a livello di sistema generale.
Nell’incontro del 10 febbraio, moderato da Maria Donato, Avvocato e Presidente del Circolo Acli “Giovanni Paolo II” di Belvedere Marittimo, discuteranno di questi temi Lidia Borzì, Responsabile nazionale Famiglia e Stili di vita, Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino, e Annalisa Salemme, Volontaria della sartoria sociale “Mettiamoci un punto”. Concluderà i lavori S.E. Mons. Stefano Rega, Vescovo della Diocesi di San Marco Argentano – Scalea.