Sono passati 75 anni dal 1° gennaio 1948, giorno in cui la Costituzione italiana è entrata in vigore, diventando la legge fondamentale per tutti gli italiani. Una “bussola”, come ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno, che continua a guidare la nostra democrazia e a garantirne il funzionamento.
Celebrare questo anniversario significa essenzialmente due cose: fare memoria ed assumere un impegno. Fare memoria innanzitutto del clima in cui la Costituzione venne elaborata, della ricerca continua di convergenze fra le forze politiche che insieme avevano combattuto il fascismo in nome della libertà e della democrazia, e che pur essendo progressivamente divise dalle loro diverse ispirazioni culturali e scelte di politica internazionale, fino alla fine operarono affinché i lavori della Costituente privilegiassero ciò che univa piuttosto quello che divideva, sia nella definizione dei principi fondamentali sia nella costruzione della forma di governo.
La Costituzione indica già da se stessa le modalità per la sua modifica: se si vuole lavorare in questa direzione, e questo è generalmente riconosciuto come necessario, occorre che, soprattutto da parte della maggioranza parlamentare (che è tale solo in virtù della legge elettorale, dato che in se stessa non rappresenta la maggioranza assoluta degli elettori), si cerchino le opportune convergenze per la definizione di un testo condiviso, giacché la Costituzione è la casa comune di tutti gli Italiani, e ad essa non si addicono forzature unilaterali.
L’impegno, come è ovvio, è quello di verificare costantemente le azioni dei singoli, delle organizzazioni, dei partiti politici e dei governanti ad ogni livello secondo il metro esigente che i costituenti hanno definito, per la riaffermazione della centralità del lavoro, per la rimozione delle barriere sociali, per l’affermazione dei diritti di tutti senza distinzione di sesso, di etnia, di religione, per la promozione della pace nella giustizia, in una parola per la costruzione di una società a misura delle donne e degli uomini del nostro tempo.
Le ACLI, che ebbero numerosi fra i loro iscritti e dirigenti fra i padri costituenti, a partire da Achille Grandi che per breve tempo fu Vicepresidente dell’Assemblea, riaffermano la loro fedeltà alla Costituzione come parte integrante della loro fedeltà alla democrazia, e si impegnano a ricercare le vie possibili per uno sviluppo organico del progetto costituente che salvaguardi le esigenze della rappresentanza sociale e politica con quelle della governabilità.