Il Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile mette in mostra che, nonostante alcune delle criticità registrate in particolare tra 2020 e 2021 stiano gradualmente risolvendosi, la pandemia ha lasciato ferite evidenti nel tessuto sociale e generazionale. Ferite che, purtroppo, già da anni, se non decenni, si erano aperte.
In particolare, come Acli, vorremmo porre l’attenzione su due dati che, purtroppo, pongono l’Italia agli ultimi posti nell’Unione Europea.
Da un lato, vi è il problema dell’occupazione, che assume contorni particolarmente allarmanti se si considera la fascia d’età dei più giovani, che ha subito un contraccolpo di -3,5 punti percentuali nel secondo trimestre 2020 rispetto al secondo trimestre 2019. Un dato che pone l’Italia al penultimo posto tra i 27 Paesi europei e che supera abbondantemente la media europea di -2,3 punti percentuali.
Dall’altro, invece, il tema dell’istruzione e dell’educazione. La scuola, soprattutto ai livelli più vicini all’infanzia, ha risentito gravemente delle restrizioni e delle chiusure. Le singole unità scolastiche sono state lasciate troppo spesso da sole ad affrontare problemi enormi come i protocolli Covid e la Dad. La didattica a distanza non ha potuto sostituire interamente la presenza in aula e per molti bambini e bambine, in particolare stranieri e minori di famiglie più povere, si è creato un vero e proprio vuoto educativo. Senza tralasciare come, ancora tra i giovani e giovanissimi, sia aumentato in maniera notevole il tasso di adolescenti in cattive condizioni di salute mentale.
È evidente come questi temi – dall’occupazione agli studi, dalla condizione psichica a quella sociale – siano fortemente interconnessi, e per questo richiedano una risposta ampia e radicale, non certamente occasionale.