“Non vogliamo e non possiamo più assistere alle morti in mare, ai respingimenti lungo la rotta balcanica e alla frontiera tra Bielorussia e Polonia, né tanto meno alla chiusura di ogni via d’accesso al diritto d’asilo in Europa. Ciò che auspichiamo è che l’alternativa si costruisca dall’analisi concreta, aprendo canali di d’accesso legale, valorizzando ed ampliando quelli già sperimentati, effettuando operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale ora a carico solo delle ong, valorizzando le tante forme di solidarietà alle nostre frontiere”. Lo dicono in una dichiarazione congiunta le organizzazioni promotrici del Festival Sabir che si chiude oggi a Lecce. L’evento, organizzato da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli, Cgil (con la collaborazione di ASGI, Carta di Roma, A Buon Diritto e il patrocinio della RAI, della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Lecce) è stata un’occasione di incontro e dibattito con persone migranti e rifugiati, esponenti della società civile italiana e internazionale, con politici e rappresentati istituzionali.
Tra gli eventi conclusivi, si è svolta oggi pomeriggio un’assemblea di confronto sul Nuovo Patto Europeo per le migrazioni. “Il 2021 è stato un anno drammatico e complesso sia per le conseguenze della pandemia, ancora tragicamente presente nelle vite degli esseri umani, che per le tante persone che hanno subito e continuano a subire violenze e persecuzioni in tutto il mondo, così come le conseguenze devastanti della crisi ambientale – spiegano le organizzazioni -. Il Mediterraneo è una delle regioni del mondo intorno alla quale si concentrano tante delle criticità e delle contraddizioni di un modello di sviluppo diseguale che, oltre a compromettere pesantemente l’equilibrio e il futuro del pianeta, produce povertà, discriminazioni e diseguaglianze. È necessario costruire alternative partendo dalla società civile, dalle sue organizzazioni e da relazioni orizzontali tra comunità locali e il Festival Sabir è un contributo in questa direzione”.
Al centro della riflessione anche la crisi afghana che ha messo ben in evidenza quante e quali sono le contraddizioni delle politiche che in questi ultimi anni hanno caratterizzato le scelte dei governi, in particolare di quelli dell’Unione Europea. “Il Patto Europeo su immigrazione e asilo è il tentativo esplicito di cancellare il diritto d’asilo e di criminalizzare l’immigrazione – si legge nella dichiarazione congiunta -. La proposta presentata dalla Commissione nel settembre 2020 sceglie come strumento principale per impedire alle persone di entrare regolarmente sul territorio dell’UE l’esternalizzazione delle frontiere e del diritto d’asilo, cancellando in questo modo i principi normativi europei in materia di diritti umani e molti di quelli contenuti nella legislazione internazionale e nelle costituzioni nazionali. Il Festival Sabir e l’assemblea finale intendono proseguire, con questa dichiarazione, un processo aperto e partecipato con l’obiettivo di costruire una piattaforma che riunisca le reti e i soggetti impegnati sul piano nazionale e internazionale a contrastare le politiche di esternalizzazione dell’Unione Europea”.
A preoccupare è “la direzione sbagliata e tragica che i governi stanno prendendo in materia di diritto dell’immigrazione e dell’asilo”, che “impone di ricercare un terreno unitario, il più ampio possibile, che possa anche trovare, per essere più efficace, una sponda nelle istituzioni internazionali e nazionali, nonché tra le comunità del mondo dell’immigrazione e dei rifugiati”.
Per questo le organizzazioni cercheranno di portare avanti “tutte le iniziative di pressione e mobilitazione rivolte alle istituzioni europee e alle diverse istituzioni nazionali necessitano di un terreno comune, di una convergenza che determini concretamente una inversione di marcia nelle scelte concrete dei governi”. Quello che si chiede è “un’alternativa alle politiche europee in materia di immigrazione e asilo, a partire dalle quali si può costruire una alleanza di società civile per un Patto Europeo per i Diritti e l’Accoglienza con un confronto stabile tra la dimensione nazionale delle vertenze e quella europea, anche con il coinvolgimento di quei parlamentari, nazionali ed europei, che vorranno contribuire a determinare un cambiamento reale”.
Il Festival Sabir si è svolto dal 28 al 30 ottobre a Lecce. 500 sono stati i partecipanti in presenza (con i limiti imposti dalle misure anticovid); 1000 i partecipanti a distanza (zoom e dirette Facebook); 130 relatori in presenza e a distanza che hanno animato 43 eventi di cui 33 convegni e 5 presentazioni di libri.
Per la parte artistica, si sono svolti 2 concerti, i 3 spettacoli teatrali, 3 proiezioni cinematografiche e sei mostre fotografiche. Circa 100 le persone tra staff e volontari, che hanno reso possibile l’evento.