Questo ponte, che poi è un viadotto autostradale lungo 1.067 metri, è figlio di una tragedia, di un lutto e le tragedie e i lutti non si dimenticano, non si possono dimenticare. Ci si deve accostare alle persone che li hanno vissuti in prima persona con tanto rispetto, accertando responsabilità e adottando misure in termini di sicurezza che impediscano il ripetersi di una tale tragedia.
La costruzione di quest’opera, a cui più di mille persone hanno concorso in tempi così rapidi, è la dimostrazione di come in Italia le cose si possano fare presto e bene: speriamo che in un prossimo futuro se ne tenga conto nei riguardi delle tante altre opere pubbliche necessarie al Paese. E, nel contempo, si dia corso a tutte le opere di manutenzione necessarie a mettere in sicurezza quelle esistenti, pianificandole per tempo.
Ricordo che i cittadini genovesi di questi tempi stanno subendo grossi problemi di viabilità anche a causa delle verifiche in atto sulle numerose gallerie che contraddistinguono i tracciati autostradali del territorio ligure. Tanti lavori che potevano essere realizzati nel tempo adesso si stanno facendo tutti assieme. Siamo orgogliosi del compimento di quest’opera che ci fa guardare avanti con un po’ più di speranza nel futuro, ma è altresì certo che tutte le piccole e medie aziende che hanno chiuso non riapriranno improvvisamente dopo l’inaugurazione del ponte Genova San Giorgio.
Le Acli di Genova, da questo punto di vista, continueranno a impegnarsi nel rimanere a fianco delle persone della Valpolcevera, le più colpite per i crollo del ponte Morandi, come anche di tutte le famiglie che, a causa del lockdown, si sono trovate – e sono tuttora – in grande difficoltà per aver perso il lavoro e i mezzi che avevano per sostenersi. Quel che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, diceva Madre Teresa di Calcutta, ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe.
Enrico Grasso
Presidente Acli provinciali di Genova