La Sicilia è nel caos a causa delle continue fughe di migranti dalle strutture che dovrebbero ospitarli in condizioni idonee e sicure garantendo la quarantena. Il 27 luglio il caso di Caltanissetta del Cara di Pian del Lago (fuggirono circa 120 migranti poi in gran parte ritrovati) si è ripetuto a Porto Empedocle, dove la tensostruttura della Protezione civile (priva di finestre), con una capienza massima di 100 persone, aveva accolto ben 520 migranti, in condizioni assolutamente poco adeguate e con temperature insostenibili. Una vera e propria fuga di massa assolutamente prevedibile, che ha impegnato le forze dell’ordine nel tentativo di poter recuperare i fuggitivi, in gran parte riportati in regime di quarantena. Si tratta di un’emergenza umana e sociale, che richiede la collaborazione tra diversi stati affinchè la Sicilia non sia lasciata da sola a gestire un fenomeno così grave e oneroso, soprattutto nell’attività di sorveglianza delle imbarcazioni dei trafficanti in partenza dalla costa africana, occorre trovare soluzioni che assicurino che i migranti rimangano nei loro Paesi. Said dal canto suo ha dato rassicurazioni su una “intensificazione dei controlli alle frontiere marittime per contrastare l’attività dei trafficanti di migranti”. Ma ha anche detto che “quella dell’immigrazione clandestina è essenzialmente una questione umanitaria” la cui responsabilità è collettiva. Nonostante le rassicurazioni della ministra Lamorgese sul fatto che la situazione è sotto controllo dal punto di vista sanitario e che “tutti i test sierologici sono risultati negativi e cosi i tamponi fin qui eseguiti sui migranti, sia a Porto Empedocle sia a Lampedusa”, l’appello dei sindaci preoccupatissimi per la situazione si fa sempre più accorato. Roberto Gambino, sindaco di Caltanissetta, chiede al governo di non inviare più migranti e di chiudere la struttura nissena perché non idonea par garantire la quarantena in quanto era stata creata per accogliere i richiedenti asilo. La sindaca di Porto Empedocle, Ida Carmina, aveva già evidenziato come la struttura empedoclina non avesse le caratteristiche per ospitare quel numero eccessivo di migranti, a causa della mancanza di finestra e delle conseguenti temperature altissime raggiunte all’interno, come commentava la sindaca, tanto da trasformarlo in “un vero forno” .
I trasferimenti verso altre strutture in Italia stanno subendo uno stop, la Prefettura di Agrigento fatica a trovare posti disponibili dove i migranti possano effettuare la sorveglianza sanitaria.
E che dire della situazione a Lampedusa? Sono 114 i migranti soccorsi su due barconi e sbarcati nell’isola durante la notte tra il 26 e il 27 luglio. L’hotspot sta così tornando rapidamente a riempirsi e oggi ospitava già 650 persone. Altri sbarchi di piccoli natanti nella giornata del 28 luglio, con gruppi intercettati a Lampedusa e a Lampione. Si tratta per lo più di tunisini. Un gruppo intercettato era composto da uomini, donne e un barboncino al guinzaglio. I migranti, in pantaloncini, occhiali da sole e sigarette in mano, sono stati intercettati dalla Guardia Costiera e fatti sbarcare sull’isola siciliana. Di certo dietro alla fuga di milioni di cittadini ci sono motivi che ignoriamo. O non riusciamo ancora a capire, ma molti paesi africani non li sentiamo mai nominare perché da quei paesi nessuno penserebbe mai di andarsene, altri invece attraversano crisi profonde, umanitarie, politiche, economiche, climatiche o riguardano i diritti umani. E sono Tunisia, Sudan, Nigeria, Eritrea, Mali.
Spesso a raccontare, più che le parole sono i corpi stessi, segnati dalle ferite e dalle piaghe di massacri terribili a cui queste persone vengono sottoposte in Libia. Poi, certamente, la storia di ogni persona è molto diversa l’una dalle altre; ma certamente, quello che c’è dietro all’arrivo a Lampedusa è davvero qualcosa di difficile da poter comprendere, anche per no
Di fronte a questo dramma le Acli Nazionali, regionali e in particolare quelle Agrigentine si rivolgeranno ancora una volta a tutte le Istituzioni interessate, per vigilare, salvaguardare e tutelare la dignità di tanti immigrati. Come le Acli sostengono da tempo, la cultura dell’accoglienza e dell’incontro si deve contrapporre a quella dell’indifferenza e dello scarto. Senza dimenticare che il momento storico che stiamo vivendo implica sicuramente la collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte ispirate ad un etica di responsabilità.
Non è certo con l’arrivo dei militari a Porto Empedocle che la situazione potrà cambiare è invece probabile che la situazione di disagio che vivono tanti immigrati nella loro sfortuna potrà migliorare nella cultura e nell’etica che ciascuno di noi è in grado di portare aventi per salvaguardare delle vite umane.
Per questo si ritiene urgente tornare a pensare politicamente, una politica che si occupi di tutti, una politica per tutti.
Non ci resta che unirci all’appello del governatore Musumeci quando dice che “la Sicilia non può essere trattata come una colonia” e aspettare che qualcosa cambi.
Stefano Urso
Presidente delle Acli di Agrigento