Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla vita cristiana
Foto: padre Alex Zanotelli
Padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano che è passato dai “sotterranei della storia” di Korogocho, una delle enormi baraccopoli di Nairobi, al rione popolare La Sanità di Napoli, paragona il potere alla statua di Nabuconosor raccontata nel libro di Daniele. Le sue dimensioni erano imponenti ed incuteva in tutti un grande terrore. Ma la statua aveva un difetto: aveva i piedi di argilla, un materiale che se riceve i raggi solari si indurisce ed è capace di sostenere un peso molto grande sopra di sé, ma se riceve qualche goccia d’acqua diventa una poltiglia che fa crollare il peso sopra di lei.
La politica si fa in ogni momento
Padre Alex ripete da sempre che noi siamo i piedi del potere e sta a noi stabilire se vogliamo che questa argilla si indurisca o diventi una poltiglia. La induriamo se ci adeguiamo con indifferenza al presente, la riduciamo a poltiglia se agiamo in maniera critica e diciamo “no, non collaboro” ogni volta che non condividiamo l’ordine o l’invito ricevuto.
Se pensiamo prima di agire e se agiamo confrontandoci con i nostri valori, possiamo mettere il sistema in ginocchio. Ecco perché – ricorda spesso Francuccio Gesualdi – la politica si fa in ogni momento della vita: al supermercato, in banca, sul posto di lavoro, all’edicola, in cucina, nel tempo libero. Scegliendo cosa leggere, quale lavoro svolgere, cosa e quanto consumare, da chi comprare, come viaggiare, a chi affidare i nostri risparmi, rafforziamo un modello economico sostenibile o di saccheggio, sosteniamo imprese responsabili o vampiresche, contribuiamo a costruire la democrazia o a demolirla, sosteniamo un’economia solidale e dei diritti o un’economia animalesca di sopraffazione reciproca.
Custodire l’indignazione
Il tempo che abbiamo di fronte – il post coronavirus – può essere davvero un nuovo inizio se saremo capaci di sentirci parte attiva e critica di un mondo che non può più solamente essere misurato da una crescita che si è rivelata insostenibile per la vita delle persone e della terra.
Cinque anni fa, con lucidità, ce lo ha ricordato la Laudato Sii di Papa Francesco: tutto è connesso. Solo guardando il mondo a partire dai più poveri e dai più vulnerabili, mettendo al centro le persone in carne ed ossa, sarà possibile fare di questa crisi un’opportunità. Altrimenti sarà solo retorica.
Una virtù da custodire in questo nuovo inizio credo sia quello dell’indignazione. Che è la capacità di non rassegnarci a ciò che è ingiusto, di non accettare l’inaccettabile. Anche se ha il consenso dei più. È il primo passo per ogni azione personale e per ogni scelta politica.
I guadagni di 4 mesi per vaccinare metà del mondo
“Per vaccinare contro il coronavirus la metà più povera della popolazione mondiale – 3,7 miliardi di persone – servirebbe meno di quanto le 10 maggiori multinazionali del farmaco guadagnano in 4 mesi. Per produrre e distribuire un vaccino efficace e sicuro per le persone più povere del mondo serviranno 25 miliardi di dollari. A fronte di profitti complessivi per 89 miliardi di dollari nel 2019.
Per sconfiggere la pandemia, dunque, è perciò indispensabile che governi e aziende farmaceutiche si impegnino per garantire che vaccini, test diagnostici e terapie siano gratuiti ed equamente distribuiti a tutti, in tutti i paesi del mondo. Solo così sarà possibile vincere questa sfida, in cui nessuno è salvo se non lo saremo tutti”. Così scrive – riportando uno studio della Fondazione Gates – Oxfam in un appello lanciato alla vigilia dell’Assemblea mondiale della Sanità che si sta svolgendo in questi giorni.
Un appello che sostiene una cosa ovvia. Ma non scontata. E cioè che è prioritario anteporre la vita di decine di milioni di persone al profitto delle case farmaceutiche.
Una gara dove a vincere saranno solo i ricchi?
Secondo Oxfam, dobbiamo scongiurare il rischio che i paesi ricchi si aggiudichino, una volta sviluppati, vaccini e terapie a scapito di quelli più fragili, così come successo sinora con i dispositivi di protezione e i respiratori polmonari per le terapie intensive ed evitare che alcune aziende farmaceutiche possano trarre profitti enormi a scapito della salute globale, controllando la produzione e fissando i prezzi di farmaci utili per il trattamento del coronavirus.
Ricorda ancora l’ONG che lo scorso marzo, su pressione dell’opinione pubblica, la casa farmaceutica Gilead ha rinunciato all’inclusione del Redemsivir (già sviluppato per combattere l’Ebola e potenzialmente efficace anche contro il Covid-19) nella categoria dei farmaci per la cura delle malattie rare, che le avrebbe consentito di fissare prezzi altissimi e ingenti profitti come produttore esclusivo. Tuttavia, l’azienda – secondo le stime di autorevoli analisti economici – avrebbe intenzione di realizzare ampi guadagni dalla vendita del farmaco, fissandone un prezzo comunque di 4.000 dollari a paziente, a fronte di un costo di produzione stimato di circa 9 dollari.
Insomma: il mondo si metterà di nuovo a girare velocemente. Perché non si allarghi la forbice, al Nord come al Sud del mondo, serve la politica, servono politici competenti e capaci di mettere al centro le persone.
Serviamo noi, con i nostri sì e i nostro no.
Siamo i piedi d’argilla.
Non dimentichiamolo.