Stiamo assistendo ancora una volta a uno spettacolo imbarazzante e ridicolo, se non fosse che in gioco c’è il destino di centinaia di migliaia di persone già presenti in Italia e costrette da tempo all’invisibilità e a dover subire sulla propria pelle i ricatti che inevitabilmente la condizione di soggiorno irregolare comporta: impossibilità di avere un contratto di lavoro, e quindi nessuna tutela e inevitabile sfruttamento lavorativo; impossibilità di avere una casa e di provvedere al sostentamento della propria famiglia e quindi marginalità sociale; impossibilità di poter accedere al sistema sanitario e quindi salute precaria, con rischi altissimi per se stessi e per gli altri, soprattutto in tempi di pandemia.
Di questo parliamo quando chiediamo un provvedimento di regolarizzazione: dare a queste persone la possibilità di vivere e lavorare legalmente, garantendo diritti e tutele per una maggiore sicurezza lavorativa, sanitaria e sociale, per tutti. E con nuove entrate fiscali e contributive, preziosissime, in questo momento. Proprio per queste ragioni non è accettabile pensare a permessi temporanei e precari, che non andrebbero a intaccare il fenomeno dell’irregolarità: l’intervento del governo non solo è necessario ma, oggi più che mai, deve essere il più ampio possibile, rivolto a tutti i settori lavorativi e con permessi di soggiorno almeno di sei mesi, rinnovabili, per garantire a tutti la possibilità di continuare a vivere legalmente e dignitosamente nel nostro Paese.
Noi promotori della campagna Ero straniero questa richiesta la poniamo da tempo, anche attraverso una proposta di legge popolare depositata alla Camera a fine 2017, su cui è stato svolto un lavoro prezioso nell’ultimo anno alla Camera col confronto di esperti e rappresentanti delle diverse realtà produttive, delle parti sociali e delle istituzioni competenti in materia di immigrazione.
Ci rivolgiamo quindi al Presidente del Consiglio affinché si intervenga con una misura che sia realmente efficace, pragmatica e a lungo termine, tenendo fuori gli scontri interni alla maggioranza e guardando al bene del Paese.
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