“Siamo un’unica famiglia umana interdipendente, fatti di materia terrestre, con il soffio vitale che viene da Dio, e quindi a immagine di Dio. Ma a causa dell’egoismo, siamo venuti meno a questa responsabilità di “custodi” della terra, mettendo in pericolo la nostra stessa vita”. Non possiamo che partire dalle riflessioni odierne di Papa Francesco per celebrare la Giornata Mondiale della Terra in un momento in cui siamo sconvolti dalla pandemia del coronavirus.
Due brevi considerazioni. La prima è che, qualunque sia l’origine del virus, che sia nato in laboratorio o per un passaggio dagli animali agli uomini, va detto che a monte c’è un abuso che abbiamo fatto della nostra casa comune.
L’altra considerazione è che a margine di questa pandemia stanno continuando a evidenziarsi quei segnali di deterioramento dell’ambiente: le temperature altissime di questo inverno, la siccità che sta colpendo anche il nostro Nordest e un clima che sembra impazzito. Tutto ci dice che qualcosa non va. Ecco perché non possiamo nasconderci e non dire che è tutto concatenato e che, come ci invita a fare Papa Francesco, serve “una conversione ecologica” e “un piano condiviso” per scongiurare il deterioramento della terra, avendo cura delle altre creature e nutrendo amore e compassione per gli altri, soprattutto per gli ultimi che sono i più colpiti dalla crisi climatica come dalla pandemia.
Il futuro, quella che sarà la ricostruzione, non potrà che avvenire nel segno del rispetto dell’ambiente, e dispiace che siano arrivati tanti segnali opposti, come quello del Presidente degli Stati Uniti che ha già detto di voler allentare i limiti alle emissioni.
Nella Giornata della Terra vogliamo raccogliere l’invito del Pontefice che confida nei giovani e spera che scendano ancora per strada per “insegnarci ciò che è ovvio, vale a dire che non c’è futuro per noi se distruggiamo l’ambiente che ci sostiene”.
Andrea Citron
Componente Direzione Nazionale Acli con delega all’Ambiente
